L.A. Lakers @ Houston Rockets 104-107 L (28-19)


Arriva un momento in cui chiudi la pagina con il link dello streaming della gara, e il casino del pubblico diventa silenzio. È come ritrovarsi dal palazzo dello sport dentro il letto di casa in un secondo, lasciandoti riflettere su cosa scrivere in un pagina di word completamente bianca che non sai come riempire.

Il vuoto che si ha di fronte a questa pagina è lo stesso che ti lascia dentro la partita dei Lakers in trasferta a Houston, o forse oramai dovremmo cominciare a dire la partita in trasferta dei Lakers e basta, dal momento che sono tutte uguali.

 

Dov..i ini…re a scriv..e qu…o recap in q..sto m..o, visto che il primo tempo l’ho visto così: passando da uno streaming all’altro, uno più saltellante dell’altro, procurandomi un senso di precarietà inferiore solo a quello che ti regala il vedere giocare questi scintillanti Lakers. La cosa più imbarazzante del team di Brown è l’incapacità di chiudere qualsiasi partita, anche la più stravinta; una caratteristica figlia dell’incredibile facilità che questa squadra ha nel prendere parziali, meglio se enormi, diciamo delle dimensioni del pene di Rocco Siffredi (cit.), in pochissimo tempo. Oggi poi sono stati ritoccati tutti i record: di megaparziali ne sono stati presi addirittura due, uno di allenamento e uno per perdere la gara del tutto. Sembrerà strano crederlo, magari per i più piccoli che seguono i gialloviola solo da quest’anno e non conoscono il glorioso passato di questa franchigia, ma pensate che nel primo quarto abbiamo fatto canestro, ma che dico, abbiamo fatto tanto canestro, mettendo a referto 40 punti in 12 minuti, contro i 25 dei Rockets. Non abbiamo fatto in tempo ad assaporare il +17 di inizio secondo periodo, che eravamo di nuovo punto a punto.

Vogliosi di complicarci la vita in quella che poteva essere una facile trasferta, perdiamo Bynum per doppio tecnico (non proprio un’azione degna di merito) a fine terzo quarto, costringendoci a giocare l’ultimo periodo con solo bianchi sotto canestro. Ciò nonostante iniziamo bene l’ultimo periodo con un gran Sessions, e a metà quarto siamo avanti 95-83. A questo punto, non si sa bene per quale motivo, i Lakers si convincono che stanno giocando con le regole Fiba, forse per la presenza di tanti giocatori provenienti da ques’area in campo, e smettono di giocare. Peccato che in Nba le partite durino 48 minuti, dei quali gli ultimi 6 i Rockets li passano allegramente a piazzare un 17-2 che riapre e poi chiude dalla parte sbagliata tutti i giochi. Non senza prima vedere l’ultima chicca in casa Lakers: sotto di tre punti, a quattro secondi dalla fine, Lee sbaglia il secondo libero, ma Barnes e Sessions passano i successivi secondi cercando di raccogliere, senza successo, il pallone del pareggio da terra. Palla avvelenata.

 

Così alle 4.00 del mattino mi ritrovo a scrivere l’ennesimo recap amaro, quando la voglia di dormire è più forte di qualsiasi altra cosa. A questo punto diciamocele tutte:

  • Sessions non è un fenomeno, ma è veloce, batte l’uomo dal palleggio, arriva al ferro e sa mettere in ritmo i compagni. Ridicolo si parta ancora con Blake per questioni di gerarchia, se quando rimetti Sessions a cinque dalla fine del terzo periodo poi non lo togli più, lo fai arrivare stanco e poco lucido nel finale, come oggi, dove in realtà non ha toccato palla dopo i primi sontuosi sei minuti di quarto. Che gli sia dato lo starting five e i riposi giusti nella partita;
  • Ancora una volta giochiamo gli ultimi minuti di una gara punto a punto in modo imbarazzante per monotonia e inefficacia, Bryant peraltro fa finta di non accorgersene e continua a tirare di tutto in situazioni impossibili;
  • Oggi Goude non è entrato e con la second unit da guardia ha giocato Artest. Tralasciando l’impatto, perchè comunque Ron ha fatto anche diverse cose positive, e tralasciando anche il merito della scelta tecnica, direi che bisogna iniziare a preoccuparsi se Ciccio a fine marzo non ha ancora in testa uno straccio di rotazione definitiva.

 

Insomma, la partita lascia forti sensazioni contro la gestione Brown, che è terzo ad ovest ma a un certo punto anche chissenefrega. Così non si va lontano. Oggi ci ha fatto in due Dragic, rebus sia per Blake che per Sessions (in difesa si, che pare Fisher), al punto che Brown ha provato a mandargli contro Artest, invano. Frustrante, quindi, vedere sempre gli stessi temi ad ogni partita.

La cosa più amara, onestamente, è la mancanza di prospettive. A ogni sconfitta, fino a una settimana fa, pensavi ai movimenti di mercato da poter fare, immaginavi scambi, magari fantasticavi. Oggi hai la certezza che la squadra oramai è questa, che con Sessions è meglio ma non così tanto. Insomma, secondo turno era prima e secondo turno sarà ora.

 

Alla fine non c’ho messo neanche tanto a scrivere sto recap, facendo il compitino nel silenzio che continua a imperare nella stanza. La pagina si è pian piano riempita tutto. La mia pancia no, però, il vuoto che mi hanno lasciato i Lakers resta. Probabilmente resterà anche domani.

 

 

 

 

 

 

 

 

Però stiamo ripulendo il cap.


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