Non si ferma la striscia di W dei Lakers, ora 17-1 dopo l’ASG grazie ad un gran secondo tempo di squadra. Gli Spurs sono sempre più vicini
La squadra più in forma dell’NBA scende sul campo degli Utah Jazz orfani di Harris e Bell, oltre che del solito Kirilenko, e giunti al match con un audace quintetto che prevede tre lunghi in campo dal’inizio, allo scopo di far fronte allo strapotere sotto le plance tipico della squadra di coach Jax.
La scelta di Ty Corbin, diciamolo subito, paga ottimi dividendi in fase di apertura. Bynum soffre sotto canestro e non riesce a incidere come al solito, Artest è in difficoltà contro Millsap e i Jazz sono difficili da tagliar fuori a rimbalzo, dove conquistano ben 5 rodman offensivi nel solo primo quarto. Una squadra in back-to-back con un approccio soft alla partita, come i Lakers di stanotte, va inevitabilmente in sofferenza e si becca un parziale di 19-4 in cui subisce 4 schiacciate in contropiede e mette in mostra il peggio di sè. Jackson aspetta dieci minuti per cambiare qualcuno e far entrare la second unit priva di Barnes (squalificato per la rissa contro i Mavs dell’ultima partita), ma quando il cambio avviene i Lakers si rimettono in carreggiata e, nonostante l’impegno messoci per essere sotto in doppia cifra, riescono a chiudere a -6 sul 22-28.
L’andamento del secondo quarto è perfettamente speculare al primo. Utah tiene ritmi alti, vola a rimbalzo offensivo e approfitta della sonnolenza che impregna il pitturato gialloviola. Basti pensare che l’unico della second unit a tenere mentalmente e fisicamente botta è Lamar Odom, pur essendo stato colpito nella notte da un virus intestinale. Ma dopo il timeout di Jackson l’inerzia riprende nuovamente la direzione sperata e il ritorno dei titolari sancisce il contro-parziale di 10-0, dando l’impressione che contro questi spuntati Jazz bastino davvero pochi minuti di intensità difensiva per portare a casa la W.
Il linguaggio del corpo dei bicampioni del mondo è quello giusto, a prova di ciò è sufficiente vedere l’approccio difensivo di Bryant, decisamente più attento a Miles sul quale era stato al limite del bird watching nel primo tempo, e di Artest galvanizzato dal duello con un giocatore intenso come Millsap. Anche nella metà campo d’attacco è evidente come i Lakers vogliano attaccare il ferro; il risultato è una migliore qualità dei tiri e una discreta quantità di falli subiti che provoca l’uscita di Millsap e Jefferson in foul trouble. Si sveglia Bynum con una gran schiacciata che suona la carica per i suoi compagni. La tripla di Fisher porta il risultato sul 62-62, poi ci pensano Blake, Brown e Odom a completare l’opera e a regalare grazie ad una serie di giocate sopraffine (palle rubate, alley oop in contropiede, tripla allo scadere) il +7 sul 71-64.
Gli argini si rompono nel quarto quarto. Il confronto tra le due second unit è francamente imbarazzante e il largo che i Lakers riescono a prendere è di quelli che chiudono la partita ben prima che sia necessario il rientro di Kobe, Pau & co. Non c’è niente da fare per i pur volenterosi avversari, la difesa dei Lakers strozza qualsiasi tentativo di rimonta e consente di fissare il punteggio finale sul 96-85.
Importante dunque da un punto di vista psicologico aver mantenuto la concentrazione e la voglia necessarie ad espugnare un campo tradizionalmente ostico in una serata in cui gli Spurs perdono ancora e si avvicinano ad una partita e mezzo di distanza. Ad oggi, 2 aprile 2011, i Los Angeles Lakers restano la squadra più in forma della lega.
Appuntamento domenica sera ore 21:30 per il matinèe losangeleno contro i Nuggets di Danilo Gallinari
Gandalf aka Giuseppe Magnifico