Nella notte in cui viene dedicata una statua a Kareem Abdul-Jabbar, i Lakers vincono in attesa di Nash e D’Antoni.
Che qualcosa sia cambiato è evidente da subito. E’ simbolico che il primo tiro dei Lakers arrivi con 11:54 sul cronometro, dopo appena 6 secondi (pick and roll gestito da Kobe, arresto e tiro). Diciamolo subito, i Lakers non giocano “7 seconds or less”, non giocano run and gun (anche perchè Nash è ancora fermo ai box), ma lasciano subito intravedere i primi aggiustamenti offensivi. I più beneficiati sono Metta World Peace e Pau Gasol. Il primo scende in campo attivo come non mai, anzitutto nella metà campo difensiva, in più non disdegna di mettere i tiri sul perimetro che vengono generati dai numerosi pick and roll Bryant-Howard/Gasol. Il catalano dal canto suo parte benissimo. La posizione che occupa in campo è sempre nella parte centrale del campo a 6-7 metri dal ferro, i tiri che prende inizialmente sono solo jumper: il fatto è che non ne sbaglia uno. Ne segna 5 consecutivi, tutti derivanti da assist dei compagni.
35 punti segnati nel primo quarto sono davvero uno splendido risveglio dall’incubo Mike Brown. Non sono tutte rose e fiori però, questo è chiaro. Dragic riesce in quello in cui Parker ha fatto fatica, mettendo Morris e tutta la difesa gialloviola in seria difficoltà, tanto in transizione quanto sul pick and roll. I Suns chiudono il primo quarto tirando oltre il 60%, consegnando ai tabellini il 30-35 che chiude il primo quarto.
Con D’Antoni finalmente operativo ci si aspettava il definitivo abbandono del famigerato “quintettone”, e invece… Ce lo ritroviamo ancora una volta ad inizio secondo quarto. Stavolta però succede il paradosso: il quintettone piazza il parziale che ci porta sul 50-40, il ritorno dei titolari coincide con il contro-parziale Suns di 15-0.
La spiegazione va in parte ricercata nella buona vena di Meeks, finalmente tornato su livelli decenti, autore di 5 punti e 1 assist in 3 minuti. I Lakers trovano dunque una buona continuità offensiva, peccato che Jamison ala piccola soffra molto in difesa contro il “pari-ruolo” Beasley, ma capita quando ci si ostina a schierare i giocatori fuori ruolo. Buon per l’ex T-Wolves, gli ci voleva una bella prestazione dopo quasi un mese sotto media.
Come dicevo, con il ritorno dei titolari qualcosa si inceppa e Phoenix ne approfitta per salire sul +5. Non è che sia già finita la magia, semplicemente ci sono ancora lavori in corso e l’assenza di D’Antoni durante i timeout ha un suo peso: allorquando sarebbe opportuno aumentare i ritmi per uscire dal momento di secca offensiva, i Lakers restano un po’ troppo lenti nell’attaccare mantenendo un tempo più compassato di quanto è lecito aspettarsi. Non sono ancora del tutto i Lakers di D’Antoni, in compenso sono sempre i Lakers di Kobe Bryant. Ci pensa come al solito lui a trascinare la squadra fuori dal pantano, firmando 6 punti nell’ambito del contro-contro-parziale 12-2. Accanto a lui ancora uno scintillante Metta (15+4+3+3 nei primi 18 minuti). Ristabilite le distanze, è 62-57 al termine del primo tempo.
L’inizio di terzo quarto non è altrettanto brillante dell’inizio di partita. La difesa continua a far fatica, correndo senza costrutto dietro Dragic che fa contento sé stesso e i compagni. Il solito Gasol è in versione palo della luce, le rotazioni nel complesso sono molli e lasciano troppi tiri e rimbazi comodi.
In attacco si assiste invece a qualche probabilmente fisiologico passo indietro. Non solo i Lakers non corrono, sembrano addirittura giocare agli stessi ritmi Browniani. Tornano ad esserci numerosi isolamenti, palloni in post per un Howard abbastanza cheto, qualche palla persa di troppo, una fluidità offensiva poco soddisfacente. Per fortuna le % al tiro restano elevate, il che permette di realizzare ancora un quarto da 30 punti.
Il punteggio resta equilibrato per la maggior parte del tempo, i padroni di casa non riescono a scrollarsi di dosso i combattivi Suns. Bisogna attendere la fine del periodo per vedere un parziale convincente: dopo l’ennesimo canestro di Dragic (tripla dell’82 pari) e l’ennesima dormita a rimbalzo di Gasol (layup di Gortat per l’84-84) i Lakers ingranano le marce alte e iniziano un parziale a cavallo di terzo e quarto quarto di 17-2.
Partita chiusa? Sostanzialmente sì. Howard e Hill fanno valere il loro peso sotto canestro (d’altronde il centro di riserva di Phoenix è Jermaine O’Neal), Kobe prima e dopo i suo pochi canonici minuti di riposo è il solito immarcabile e incantevole Kobe, finalmente la difesa tiene botta: i Lakers non si guarderanno più indietro. Diciamoci la verità, i Suns ci mettono del loro, scomparendo dal campo nel quarto periodo. Resta il fatto che pur con tutti i suoi difetti, la squadra senza Brown ne ha vinte 3 su 4 ed è andata ad un tiro di Gasol dal vincerne 4 in fila.
Minutaggi ancora eccessivi: Gasol 37, Bryant 38, World Peace 33.
I Lakers segnano 114 punti: è cominciata una nuova era.
g.m