Los Angeles Lakers @ New Orleans Hornets 103-87 W (9-10)


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Nella notte in cui Kobe raggiunge e supera quota 30.000 punti in carriera, i Lakers tornano alla W senza soffrire

W che fa morale, la cosa che in questo momento manca di più dopo la pessima sconfitta contro Houston della scorsa notte. Non si risolve tutto magicamente in una notte, ma da qualche parte si dovrà pur cominciare.

Il primo quarto ci porta una buona e una cattiva notizia. La buona è che Howard sembra in buona serata; è lui a griffare l’avvio gialloviola segnando 7 dei primi 11 punti, con (udite, udite!) addirittura 2 punti direttamente sul roll in ricezione dinamica. Ironia a parte, la cattiva notizia è l’evidenza che il resto dell’attacco è molto poco D’Antoniano e di riflesso molto poco efficace. Non ho statistiche a riguardo, ma la sensazione è che l’efficacia dei pick and roll sia in calo rispetto alle prime partite con il nuovo coach. Difficile non vedere un collegamento con l’assenza di Gasol, ma non intendo deliberare oggi sul dibattito “Siamo meglio con o senza Gasol?”. Di una cosa si può essere certi: con lui e con Nash insieme in campo l’efficacia dei pick and roll può e deve salire, e questo migliorerà tutto l’attacco.
Ora come ora ciò che si vede nel primo tempo è un attacco fatto di troppe situazioni in cui la palla si ferma su un lato e non viene ribaltata, viene data a uno tra Bryant e Howard e si aspetta che uno dei due generi un buon tiro per sé o per i compagni. Fate un esercizio masochistico: contate quante volte la palla passa da un lato all’altro e quanto tempo occorre ad ogni giocatore per fare un passaggio; noterete così quanto poco fluida sia l’attuale esecuzione offensiva dei Lakers. Francamente nulla di così diverso da quello che succedeva sotto Brown.

Se l’attacco non va, di sicuro non viene salvato dalla difesa. Vasquez è un play ordinato ed intelligente e gli Hornets sono una squadra ben allenata. Tanto basta per metterci in difficoltà, vista la nostra impreparazione in questa metà campo. I problemi principali sono due: la mancanza di comunicazione, frutto di un probabile scarso allenamento nelle rotazioni di squadra (come detto, è verosimile che i primi allenamenti della nuova gestione siano stati principalmente offensivi); la mancata applicazione di giocatori come Kobe, che di difendere non ha proprio voglia, o di Jamison, che invece è volenteroso ma spesso non ha idea di quale sia la giusta rotazione da fare o con quale tempo farla.

La cronaca del primo quarto vede Vasquez guidare i suoi fino al +7, sul 14-21, e rendere chiaro come basti un pick and roll ben eseguito e un semplice pocket pass (passaggio tra il difensore lungo e il difensore piccolo a servire l’attaccante lungo in roll, appunto in the pocket) per mettere a nudo la mancanza di una difesa di squadra. Fioccano i punti in the paint, fioccano ancor più copiosi i rimbalzi offensivi. Per la serie: Non basta aggiungere il miglior difensore d’area per avere una buona difesa.
Kobe ricuce il primo strappo con 6 punti consecutivi, si va al primo riposo sul 20-23 PelicansHornets.

Sostanzialmente è lo stesso che accade nel secondo quarto. I padroni di casa allungano sfruttando le nostre debolezze difensive, arrivano stavolta fino al +8 (36-44), poi Kobe si rimette in proprio ed è in mezzo ad una striscia di 7 punti su 11 di squadra a fine secondo quarto che segna il trentamillesimo punto della sua gloriosa carriera! Il 47-48 con cui si chiude il primo tempo è tutto sommato un saldo, considerato che dopo 24 minuti la difesa gialloviola ha già concesso 30 punti nel pitturato e 10 rimbalzi offensivi, 5 dei quali nientepopodimenochè di Ryan Anderson.

Quello che interessa ad inizio terzo quarto è l’approccio psicologico al match. I problemi di questi Lakers non possono risolversi con una chiacchierata nello spogliatoio, ma è importante vedere se questa squadra è ancora unita e ha ancora lo spirito giusto per reagire alle difficoltà, oppure se è allo sbando più totale. Fortunatamente la risposta giusta, almeno in questo frangente, sembra la prima. 13 punti consecutivi, 6 dei quali in contropiede/transizione nati da palle perse forzate dalla difesa. E’ significativo dunque che il parziale sia segnato dalla difesa e non dall’attacco, che a metà campo rimane impantanato nelle stesse sabbie mobili sopra descritte. In tal senso una delle mosse più azzeccate è quella di dislocare un piccolo in marcatura su Ryan Anderson che aveva banchettato nel primo tempo (16+9 in soli 2 quarti); ora World Peace, ora Bryant si alternano su di lui chiudendo più velocemente sulle sue spot-up 3s.

Una volta presa la doppia cifra di vantaggio, qualche anno fa avremmo pensato che la partita era finita. Ahinoi non è il caso di questi Lakers, ieri con Houston ne abbiamo avuto l’esempio più recente. Tra le armi preferite per rimontare c’è sempre l’hack-a-Dwight. Di solito comincia a 4-5 minuti dalla fine, stavolta coach Monty Williams (sì, anche lui scuola Spurs) lo fa partire con 1 minuto da giocare nel terzo quarto. D’Antoni non ci sta e ci regala un inedito: prima assiste all’inconsueto 2/2 dalla lunetta del suo centro, poi lo leva dal campo per non privare la squadra del buon ritmo che aveva preso. Funziona. La tripla di Morris allo scadere consegna ai Lakers un buon cuscinetto di 13 punti di vantaggio in attesa degli ultimi 12 minuti.

Parlando di cose inedite, l’inizio del quarto quarto ci regala qualcosa di mai visto: un quintetto “moderno” da parte dei Lakers con Morris-Meeks-Ebanks-World Peace-Hill. Non a caso piovono buoni tiri da 3, segnati nel 50% dei casi, il che consente di allungare fino al massimo vantaggio di +20 toccato sul 92-72. Morale della favola: Bryant e Howard guadagnano minuti extra per riposarsi e nel contempo gli avversari non possono usare l’hack-a-Dwight per toglierci ritmo. Per una volta i Lakers possono godersi un finale tranquillo, in cui viene gestito ogni possesso senza palle perse pigre o sequenze difensive ignobili. Alla faccia di Joel Meyers, ex-commentatore Lakers ora passato agli Hornets, di David Wesley e del suo odio per Kobe, e di David Stern intervistato durante il commento.

Un tempo, vincere in casa degli Hornets privi dei loro due migliori giocatori (Davis e Gordon) sarebbe stata una formalità, oggi è una bella boccata d’ossigeno. I Thunder stanno arrivando (o meglio, noi stiamo arrivando da loro, si gioca alla Chesapeake), vedremo se e quanto questo secondo tempo giocato con carattere sia una cosa transitoria o magari un boost che possa darci la giusta inerzia per una serie di W.

Finale 103-87. Sveglia puntata alle 3.30 della notte tra venerdì e sabato con diretta su Sky Sport.

Boxscore

g.m.


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