Los Angeles Lakers @ Oklahoma City Thunder L 108-114 (9-11)


 

Sconfitta annunciata contro dei Thunder sempre in controllo.


L’inizio della partita è all’insegna dell’equilibrio. OKC parte forte con 3 triple in fila, i Lakers rimontano nonostante un attacco ancora non fluido come vorremmo. Servire Howard solo in post basso contro uno dei migliori difensori della lega in questo fondamentale, Kendrick Perkins, non sembra l’ideale per metterlo in ritmo, ed in effetti non produce punti; Howard però è sceso in campo con una mentalità ed una fisicità che fa ben sperare, non solo per il prosieguo della partita (chiuderà con 23+18) quanto per il resto della stagione. Grazie infatti ai tagli di un sempre intelligente Jamison ed alle penetrazioni delle guardie, lui riesce a liberarsi spesso a rimbalzo offensivo e questo gli consente di dominare i tabelloni (9 rimbalzi nel solo primo quarto). I Lakers mantengono un risicato vantaggio nel punteggio per la maggior parte del periodo, soffrendo sporadicamente le zingarate di Westbrook.
Per la verità i Thunder appaiono giocare con le marce, KD sta più che altro a guardare mentre Russsel mena le danze contro i malcapitati Duhon e Morris; gli aiuti dietro però sono puntuali e se non fosse per un paio di prodezze da 3 con l’uomo in faccia (vedi primo e ultimo canestro del quarto) OKC faticherebbe ad arrivare a 20.

Nel secondo quarto D’Antoni prova a reggere contro l’energia dei padroni di casa con un quintetto che vede il solo Jamison titolare e tanta fisicità con Morris-Ebanks e Hill insieme al buon Meeks. Il QI offensivo non è all’altezza di questi livelli, ed in effetti quello che si vede nella metà campo offensiva è una sorta di cinque fuori in cui si gira la palla sul perimetro in attesa di mettere un tiratore in ritmo. Non brillano gli occhi dei tifosi, ma a fronte di una basilare produzione di punti c’è un buono sforzo difensivo che permette quindi ben 4 minuti e mezzo di riposo per i titolari senza che il risultato ne venga compromesso. In questi minuti abbiamo anche la fortuna di vedere un pick and roll tra Morris e Hill con area sguarnita dai 3 tiratori fermi sul perimetro e lob per il roller che chiude in lay-up. Se ci riescono Morris e Hill perchè non ci riescono anche altri?
Fin qui ci sono buoni motivi per guardare la partita. Da qui in poi l’immancabile mareggiata arriva e travolge i gialloviola. Non è neanche particolare demerito dei gialloviola: semplicemente i Thunder giocano così, come una squadra tanto forte mentalmente da potersi permettere di sonnecchiare per buona parte del match e poi di accelerare tre minuti e scavare un solco di 15 punti che sapranno gestire fino alla fine.
Quando aumentano la pressione difensiva in modo asfissiante, l’attacco dei Lakers già di per sé lento ad entrare nell’azione ed eseguire, viene soffocato. Piovono contropiedi, i ritmi salgono, il pubblico si infiamma, la partita finisce. Westbrook gioca da assoluto indemoniato, immarcabile in ogni situazione dalle penetrazioni chiuse con l’and 1, agli arresto e tiro eseguiti con una velocità ed un’elevazione onestamente ineguagliabili. Ne segna 27 dei 33 finali nei primi 24 minuti.

Dato che la partita non offre più interesse per vedere chi vince (semmai resta da vedere di quanto, e qualche sorpresa ci verrà concessa), ho passato il terzo quarto a verificare azione per azione quali fossero le nostre soluzioni offensive.
Escludendo 4 situazioni in cui siamo arrivati al tiro in transizione nei primissimi secondi, la ripartizione dei possessi è la seguente:
-14 isolamenti, equamente distribuiti tra Bryant e Howard
-5 tiri nati da situazioni di pick and roll (2 centrali e 3 laterali)
-2 tiri nati da un attacco fermo con circolazione perimetrale e tiratore che prende l’iniziativa e spara.
Già così la proporzione è improponibile. Tanto più se pensiamo che i 14 isolamenti hanno generato un totale di 6 punti, due falli subiti e due palle perse. Ma approfondiamo ancora. I pick and roll hanno visto per ben tre volte su cinque una forzatura di Kobe che sfrutta il blocco ma non guarda i compagni: il fatto che segni un’assurda tripla con fallo di Thabeet e un totale di 6 punti non cambia di una virgola la percezione di quanto cattive siano state queste letture.

Non occorre estendere questa raccolta di statistiche a tutta la partita, le proporzioni sono invariate. Detto questo, non voglio credere che inserendo Nash e Gasol in questa squadra non migliori nulla. E’ evidente che le situazioni di pick and roll aumenteranno di numero, e grazie alla sapienza di Nash e al gioco di sponda di Gasol aumenteranno anche di efficacia. Allo stesso modo il numero di isolamenti dovrebbe ragionevolmente diminuire, a vantaggio di una maggiore efficacia nel poter sfruttare un Nash che tira con il 45% come spot-up shooter e un Gasol che può giocare nei buchi lasciati dalla difesa flottata sul giocatore in iso.

Tornando alla partita, i Thunder gestiscono senza fatica il vantaggio in doppia cifra. I Lakers ci provano e se non altro fa piacere vederli presenti mentalmente nonostante la situazione oggettivamente difficile; fa piacere vedere anche la buonissima partita di Howard, che pur con ricezioni statiche segna canestri notevoli anche contro buoni difensori.Ed un plauso sincero anche a Meeks, la cui prestazione positiva non è legata solo alla fase realizzativa ma anche alla voglia e all’energia che mette in campo su ogni fronte; è giusto premiarlo tenendolo in campo fino alla fine all’interno di un quintetto con Metta da 4 (occhio al tango ballato con Ibaka, si è rischiato il patatrac, per fortuna è solo doppio tecnico). Il match si fa teso nel finale, non tanto per l’equilibrio del punteggio (mai sotto i +9 OKC fino all’ultimo minuto) quanto per la durezza dei contatti. Nell’ultimo minuto, complice una Oklahoma sonnacchiosa ed un paio di triple miracolose, si riesce persino ad arrivare sul 108-112, ma nessuno crede davvero che la partita sia mai stata in discussione: si chiude 108-114.

Si torna in campo Domenica tra le mura amiche dello Staples contro gli Utah Jazz.

Boxscore

g.m.


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