Sconfitta, infortunio di Howard alla spalla, poteva andar peggio?
E’ difficile scrivere questo recap. L’intenzione era quella di scrivere un recap positivo, perchè i Lakers hanno giocato per tre quarti una buona partita, con un terzo quarto davvero encomiabile; perchè tutti i fattori che avevano ispirato la buona striscia di risultati erano evidenziabili in questa partita; perchè c’era un vago senso di piacere nel guardare e commentare che non si provava da un bel po’ .
Che fare dunque? Parlare della partita in maniera oggettiva raccontandone quarto per quarto la sua evoluzione? Oppure chiuderla qui con il più semplice dei commenti:
STRONZI
?
Decidete voi, sappiate che in un aggettivo ho già sintetizzato l’andazzo della partita, ma se proprio siete amanti del sadomasochismo ripercorrete insieme a me quello che è successo stanotte.
La partita inizia sotto i migliori presagi. Al minuto 6:00 del primo quarto Beasley butta via un 4 vs 1 regalando palla all’unico Laker che era rientrato in difesa, Nash. Nash lancia Kobe che è solo davanti al canestro. Kobe guarda il ferro per un attimo, poi si volta indietro, vede Pau Gasol a pochi passi, e gli serve l’assist per andare alla comoda schiacciata. Se fosse arrivata una W, questa sarebbe potuta diventare l’immagine simbolo.
Sin dal primo quarto Phoenix, pur essendo ultima nella Conference e ampiamente fuori da ogni discorso di playoff, decide saggiamente di giocare con grande intensità, forse perchè è il ritorno di Nash dopo 8 anni passati insieme, forse perchè è il ritorno di D’Antoni, forse perchè sentono una rivalità più di quanto possono sentirla i Lakers stessi. Tre settimane fa un impatto fisico ed atletico di questa fatta avrebbe subito steso i gialloviola, oggi invece la squadra reagisce e resta in partita senza problemi.
Per modo di dire, perchè i problemi ci sono eccome. Il più clamoroso di tutti ad emergere dopo i primi 12 minuti è il dato delle palle perse: 9, record stagionale in un quarto, saranno appena 19 alla fine. Per lo più sono palloni controllati male nel traffico, errori a metà tra scarsa concentrazione e scarsa reattività; quello che consola è che non sono errori legati ad un attacco che gira male. Il livello delle esecuzioni di questo primo tempo resta abbastanza buono, grazie al Kobe formato Magic (vedi episodio sopra citato), e alla sostanziale scomparsa delle ricezioni statiche in post basso per gli Howard, Gasol, Bryant o World Peace di turno.
Ad ogni buon conto, quando perdi 9 palloni in 12 minuti non puoi chiudere in vantaggio il quarto. I Suns chiudono infatti sul +4, 26-22.
Senza Kobe, Nash e Howard, il secondo quarto inizia con le chiavi della squadra affidate a Gasol e alla 2nd unit. Eccolo un altro aspetto rinfrancante di questo periodo: una panchina che regge bene l’impatto con la controparte avversaria, lasciando sereno D’Antoni senza doverlo costringere a far saltare le rotazioni e i minutaggi prestabiliti rimettendo i titolari in campo frettolosamente. Ed è significativo che la 2nd unit resti in partita nonostante un Gasol pessimo, da far tremare i polsi. A ben pensarci, la schiacciata concessa da Kobe è l’unica cosa buona vista dal catalano in tutto il primo tempo.
9-4 il parziale della panca, 5 minuti abbondanti è il riposo concesso ai titolari che tornano freschi e motivati in campo. Abbiamo parlato di attacco, abbiamo parlato di 2nd unit, parliamo anche della difesa, visto che finchè le gambe ci reggono vale la pena parlarne Non siamo i Bulls, ma quando vedi Jamison ruotare in tempo sul rollante sotto canestro e l’attacco avversario infrangere più volte il limite dei 24 secondi, quando vedi che Phoenix non segna dal campo per 5:21 minuti, hai la percezione che qualcosa è cambiato.
I miei migliori auguri, e una cena pagata qui, per chi riesce a spiegare da dove nasce questa verve, se sono i giocatori che si sono guardati negli occhi prima di Memphis, se è il coaching staff che ha iniziato a lavorarci più seriamente, se è la condizione fisica ad essere migliorata rispetto a qualche settimana fa, se sono gli avversari che attaccano particolarmente male.
I Lakers giocano bene dunque, peccato solo che Phoenix, prima di ritornare all’anonimato e alle figuracce che le competono (ricordiamo il -40 in casa di Detroit), è intenzionata a giocare alla morte pur di strappare la W così preziosa per staccarsi di slancio dall’ultimo posto della Conference e umiliare i futuri Pelicans passando sopra di 0,5 partite. Morale della favola: mini parziale firmato Dragic-Gortat e strappo ricucito sul 41-41 finale del primo tempo.
Problemi di falli di Clark ci regalano la gioia di rivedere quasi subito Gasol accanto ad Howard all’inizio del terzo quarto. La gioia cresce quando i Suns partono subito forte e vanno in vantaggio, ma per fortuna, o per sfortuna, non è ancora il tempo di mettersi le mani nei capelli. In una classica situazione in cui il vecchio Kobe avrebbe preso posto in ufficio e iniziato a tirare anche la dentiera della signora in prima fila, il nuovo Kobe mette a segno una rimarchevole sequela di assist (2 per Metta, 2 per Pau). Una volta messi in ritmo i compagni e fuori ritmo gli avversari, sigilla il parziale con un paio di Mambate old-style, e ci vengono in mente i vecchi tempi in cui penetrava 1 vs 4 e si palleggiava sul piede concedendo il contropiede facile agli altri (ah no, questo è successo davvero).
Ratto Beasley, ben consapevole dell’attento sguardo di rafter dallo schermo del suo pc, tiene a galla i suoi Suns offrendo l’immancabile spunto di riflessione nel topic di Pau Gasol. Il terzo quarto si chiude comunque sul +10 Lakers, 73-63, ma la partita è ancora lontana dall’essere decisa, nonostante un eccellente Jamison (10 punti in un amen a cavallo dei due quarti).
Quando infatti sembra che la partita si sia messa in acque tranquille, un utente del forum che per privacy chiamerò MasterP. , anzi preferisco Mpower, ha la brillante idea di lasciare a noi poveri porci la perla dal sapore Petersoniano : “Mamma butta la pasta, io sono già al check-in per Minnesota…” .
E’ l’inizio della fine. Nel quarto quarto succede letteralmente di tutto. I Lakers tirano col 15% dal campo, perdono caterve di palloni, restano impotenti di fronte ad His Airness Beasley che ventelleggia in allegria. Può andar peggio? Sì, perchè il “Mamma butta la pasta” ha un potere arcano che travalica i confini dello spazio e del tempo per abbattersi impetuoso sulla spalla di Dwight Howard. Brown (nomen omen) ha l’idea di far calare la mazzata sulla palla tenuta dal centro gialloviola con la potenza di un taglialegna, provocando così un notevole contraccolpo sull’articolazione. Howard va a sedersi tenendosi dolorante la spalla, può riprendere la mareggiata.
I Suns, galvanizzati e sempre più determinati a sigillare il loro 14esimo posto a Ovest, vanno persino sul +4, chiudendo così un parziale di 21-4. Bryant prova da solo (ah, i bei tempi) a rimetterci in carreggiata con 4 punti consecutivi, ma Beasley non è ancora sazio della carcassa gialloviola. Segna il +2. Kobe sbaglia il lay-up del pareggio, viene perculato dai commentatori di ESPN (maybe he doesn’t remember how to shoot) e la partita si chiude miserabilmente con il 92-86 finale.
Ho scritto sin troppo, lascio a voi ulteriori commenti. A me va bene chiudere così:
STRONZI