Eccoci qui, finalmente giunti ai nastri di partenza della stagione 2016/2017. Aspettative decisamente mutate in casa Lakers, complice soprattutto l’aggiunta via draft del prodotto da Duke Brandon Ingram, seconda scelta assoluta. In un certo senso possiamo considerare questo come l’anno zero dei Lakers, poiché dopo venti anni non scenderà più in campo Kobe Bryant. Tanta curiosità e speranza aleggiano attorno a El Segundo, visto il rinnovato coaching staff guidato dal ‘rookie’ Luke Walton.
La scorsa estate tutto si è fatto fuorché le cose in grande in ambito free agency. Lakers comprensibilmente snobbati dai big, che hanno ovviamente preferito contesti più vincenti o che, quantomeno, garantissero alti livelli di competizione nel minor tempo possibile, l’esatto opposto di quello che al momento può garantire la dirigenza angelina, il cui obiettivo principale è quello di tornare sulla cartina geografica della lega. Dirigenza e fanbase che dovranno necessariamente armarsi di tanta pazienza, dato che i frutti si vedranno non prima di tre, quattro anni, sarà un processo lento ma senz’altro con potenziale a lungo termine.
Aggiunte di medio-basso profilo insomma, quelle arrivate durante la offseason.
Un riepilogo veloce:
OUT: Bryant, Bass, Kelly, Hibbert, Sacre, Anthony Brown.
IN: Ingram, Deng, Mozgov, Zubac, Calderon, Thomas Robinson.
Dovrà quindi necessariamente essere una stagione in cui la squadra esprima un buon gioco che valorizzi al massimo i suoi interpreti, aldilà del record W/L che verrà registrato a fine stagione. Luke Walton ha già dimostrato ampiamente di essere agli antipodi con il suo predecessore: non perde mai occasione per spendere parole incoraggianti per i ragazzi a roster, di indirizzarli qualora sbaglino, e soprattutto di parlare come un vero allenatore di pallacanestro. Mancava ormai da troppo tempo un coach a L.A.
REPARTO GUARDIE
Senza ombra di dubbio l’elemento da cui ci si aspetta di più quest’anno è D’Angelo Russell, pronto a prendere in mano il ruolo di leader della squadra, pressione che ha già dimostrato di poter sopportare. L’arrivo di Walton gioverà sicuramente al ragazzo, sia umanamente che cestisticamente, vista l’intenzione di emulare parzialmente il gioco della baia, e viste le doti di tiratore che possiede. Aspetti più carenti sono invece difesa e fisico, ma il fatto che la metà campo difensiva sia stato il focus di Walton già dal training camp è senz’altro incoraggiante. Al suo fianco, Jordan Clarkson, il più formato del lotto cestisticamente, che, stando alle sue parole, in offseason si è concentrato principalmente sulla fase difensiva, dichiarando inoltre di avere molta più fiducia nel proprio tiro da fuori. Si pensa di utilizzarlo come giocatore di impatto dalla panchina, probabilmente un ruolo che gli appartiene maggiormente; in caso, lascerebbe il posto da titolare a Lou Williams, la nota più dolente del roster, per via dei problemi caratteriali – si rimanda al Young-Russell gate… – ma soprattutto sotto l’aspetto cestistico, dato che si tratta di un giocatore che ha costruito un’intera carriera sul monopolizzare il pallone, e che quindi rischia di essere solo di intralcio alla crescita in backcourt dei ragazzi. Non è da escludere un suo utilizzo come pedina di scambio nel corso della stagione, magari in un pacchetto che comprenda anche Nick Young. Quest’ultimo a detta di Walton è stato il migliore della preseason, si è dato da fare nella metà campo difensiva, considerando che corre e spara da fuori ha dato anche buone spaziature in attacco. In realtà per tipologia di giocatore sarebbe anche utile, molto più di Williams, il suo problema è la testa che probabilmente prima o poi andrà via come sempre. Come back-up di Russell l’aggiunta estiva José Calderon, 11 anni di esperienza nella lega che non fanno mai male a una squadra piena di giovani. Giocatore che non ha mai fatto della difesa un suo punto di forza, per usare un eufemismo, ma la sua capacità nel dettare i ritmi e punire sugli scarichi può senz’altro tornare utile. Infine, Marcelo Huertas: aldilà della simpatia e delle capacità funamboliche, è fuori dubbio che sia un giocatore poco adatto alla Nba odierna.
REPARTO ALI
Non si può non cominciare dal ragazzo scelto la sera del 24 giugno scorso, Brandon Ingram. Questa per lui sarà una stagione poco indicativa, considerando il fatto che si tratta di un elemento indietro dal punto di vista fisico, ma dalle capacità difensive innate, anche e soprattutto per via della wingspan chilometrica. Ne ha dato un assaggio in preseason, ha inoltre dimostrato di poter segnare sulla testa di chiunque; due anni di growing pains saranno fisiologici, ma se tutto va come deve andare siamo è di fronte a uno che potenzialmente può arrivare ai livelli di Kevin Durant (comparison principale) offensivamente, e top del ruolo nella metà campo difensiva. Da quest’anno si aggiunge al reparto Luol Deng, una delle due firme più criticate dell’estate, per la durata contrattuale relazionata all’età del giocatore, il più pagato a roster per i prossimi quattro anni. Nella lega di oggi, come ha già dimostrato a Miami, difficilmente potrà avere un impatto da small forward, difatti coach Luke ha già sperimentato quintetti che lo vedono schierato da power forward, ruolo che oggi gli appartiene maggiormente; può essere considerata tutto sommato una buona presa vista la poca considerazione che avevano i Lakers in free agency, ma a cifre più basse e con una team option in mezzo sarebbe stato accolto decisamente meglio. Quello che più di ogni altro potrebbe giovare del nuovo coaching staff è Julius Randle, dei cinque ragazzi quello più indietro sotto l’aspetto della disciplina cestistica; molti i dubbi su di lui, soprattutto sulla tenuta mentale, ha bisogno di modificare il suo stile di gioco, a oggi troppo egocentrico, cerca sempre la soluzione personale e difficilmente riesce a leggere le varie situazioni di gioco. Nel complesso al momento può essere un uomo da 15+10, ma col rischio di avere poco impatto sull’economia della squadra. Visto il non contesto dell’anno passato, questo per lui sarà il primo anno di vera Nba, qualora si riuscissero a intravedere dei miglioramenti bisognerà puntarci, altrimenti si potrebbe prendere in considerazione l’ipotesi di scambiarlo, ma un giudizio, anche solo parziale, sarebbe giusto emetterlo quantomeno alla fine della prossima stagione. In alcuni match potrebbe giocarsi il ruolo di giocatore che finisce le partite con Larry Nance, quel classico tassello che in una squadra non dovrebbe mai mancare, una sorpresa per i Lakers; vi era molto scetticismo inizialmente, ma il ragazzo ha dimostrato partita dopo partita di poter stare bene in campo. Continua a migliorare, nella scorsa estate ha lavorato molto sul jumper, l’aspetto più carente del suo gioco nella sua stagione da rookie, in difesa è una presenza costante soprattutto grazie alla sua intensità. Proprio delle ultime ore la notizia del rilascio di Yi Janlian e Anthony Brown, di conseguenza a completare il roster saranno Thomas Robinson e Metta World Peace. Robinson non ha mai avuto un vero impatto nella lega, ma il fisico è dalla sua parte e potrebbe rivelarsi una buona aggiunta al puzzle difensivo di Walton. Proprio nella tarda serata di ieri si è espresso coach Luke in merito alla decisione di completare il roster con i sopracitati, ritenendoli delle presenze positive nello spogliatoio in quanto a leadership ed esperienza, componenti fondamentali negli attuali Lakers.
REPARTO CENTRI
Centro titolare di questa stagione sarà l’ex Cavs Timofey Mozgov, acquisto che ha fatto storcere il naso a molti, soprattutto per la durata contrattuale, quattro anni come Deng, tutti garantiti. Non si tratta di un giocatore che stravolge le sorti offensive di un team, ma nella metà campo difensiva è un rim protector di tutto rispetto. Subito dietro Tarik Black, centro undersized se c’è n’è uno, ma che per grinta è senz’altro una presenza positiva. Difensivamente andrebbe sotto con la maggior parte dei pari ruolo, ma compensa il tutto con la voglia di fare in attacco. Infine, Ivica Zubac, 32esima scelta dello scorso draft, già soprannominato Zublocka dalla summer league, superfluo spiegarne il motivo. 19 anni, dovrà farsi le ossa e sicuramente non in prima squadra, un paio di giri in D-League – come già preannunciato dallo stesso Walton – sono d’obbligo, giusto per evitare di metterlo in una situazione scomoda fin da subito. Nel giro di 2-3 anni potrebbe rivelarsi comunque un buonissimo giocatore.
PRONOSTICO
25-57 Squadra ancora troppo acerba per aspettarsi un record migliore, che già così sarebbe un enorme passo in avanti. Si parte dalle 17 W della passata stagione, ma già solamente il fatto che non ci sia più Byron Scott ad allenare dovrebbe garantire quantomeno 5 W in più in automatico. L’obiettivo del coaching staff per quest’anno dovrebbe essere quello di mettere in vetrina questo roster, esprimendo un buon gioco e valorizzando i giovani, i risultati verranno da sé con il passare del tempo e degli anni. La cosa più importante è scacciare via la mentalità perdente instauratasi durante le stagioni dedite al tanking.
T. R. aka Nique_21