Atlantic Division Preview
Per la seconda tappa di presentazione delle squadre al via della nuova stagione facciamo visita ad una delle division tra le più competitive, aperte ed avvincenti dell’intera NBA: i Celtics, ad oggi, sembrano ancora i più forti, ma Knicks, Nets e Phila hanno concrete possibilità di dire la loro e di risultare davvero scomodi per tutti.
Dopo aver rifirmato il leader spirituale e tattico Kevin Garnett e perso, tra qualche polemica proprio con quest’ultimo, Ray Allen, Danny Ainge è intervenuto firmando Courtney Lee, Jason Terry e, notizia di ieri, pure Leandro Barbosa per affiancare Bradley e Rondo in uno dei back court più interessanti di tutta la NBA. Dall’infermeria i bianco verdi recuperano Jeff Green che, dopo aver saltato la scorsa stagione per un intervento al cuore, potrà dare a coach Rivers, uscendo dalla panchina, atletismo e difesa per fronteggiare giocatori come Lebron, Durant e Carmelo Anthony. Dal draft sono arrivati Jared Sullinger e Fab Melo che formeranno, insieme a KG e Bass il pacchetto lunghi dal quale passeranno molte delle speranze di titolo bostoniane. Proprio su Sullinger, finito altino per problemi fisici, si sono riversate le attenzioni mentali di Kevin Garnett che spera di contribuire alla rapita crescita dell’ex lungo di Ohio State trasformandolo in una vera steal of the draft.
In regular season, sicuramente, sarà a tutti gli effetti la squadra di Rajon Rondo per la felicità dei nuovi arrivati Barbosa e Terry che, al fianco dell’istrionico play, avranno parecchi spazi sul perimetro. Le speranze di titolo, comunque, passeranno ancora una volta dai due leader del “patto di Roma” Garnett e Pierce, con il primo chiamato a ripetere la sorprendente e stellare scorsa stagione ed il secondo che, quanto conterà veramente, dovrà di nuovo vestire sui due lati del campo i panni di “the captain and the truth”.
Starting Lineup: Rondo, Lee, Pierce,Bass,Garnett
Preview 55-27: stagione regolare tranquilla da secondo, terzo seed ad East. L’unico obiettivo realistico sarà quello di evitare Miami fino alle Finali di Conference, dove Beantown e James Pallotta attendono (per me invano ) la rivincita dello scorso maggio.
L’estate ha visto, stranamente, l’intelligente mossa del front office di lasciar partire il most valuable player della scorsa stagione newyorkese Jeremy Lin, volato ad incassare “cifre folli” ( ipse dixit Melo ) a Houston. Da Portland è arrivato Raymond “Ciccio” Felton che, dopo anni difficili tra Rip City e Denver, spera di ritrovare la forma della sua precedente vita nella Grande Mela. Dai free agents sono giunti anche l’argentino Pablo Prigioni ( il rookie più anziano della Lega ) e, soprattutto, Jason Kidd, firma quest’ultima che ha mandato su tutte le furie Mark Cuban, sentitosi tradito dal play dell’anello 2011.
Perso l’idolo di Spike Lee, Landry Fields, a fare compagnia a Melo ci sarà ancora una volta JR Smith, insieme con Ronnie Brewer e soprattutto Iman Shumpert, giocatore dal quale i Knicks si aspettano tantissimo. Sotto canestro, insieme con la certezza Chandler, si rivedono due vecchie glorie del Madison Kurt “Dirty” Thomas e Marcus Camby. Meriterebbe un articolo a parte, ma non ne abbiamo tempo, il rientro in campo di Rasheed Wallace: ennesimo gallo in uno spogliatoio che potrebbe saltare in aria da un momento all’altro.
Tutto, ovviamente, dipenderà dalla coesistenza tra Carmelo Anthony e Amar’e Stoudemire che, perso per strada Mike D’Antoni ( licenziato per volere delle due superstar ) proveranno a trovare la chimica giusta sotto la guida di coach Mike Wodson che, al momento, pare avere i favori e le grazie delle due superstar. Su questi tre, comunque, già pende la spada di Damocle della stampa peggiore d’America pronta a colpire in caso dell’ennesimo e probabile fallimento.
Starting lineup: Felton, Shumpert, Anthony, Stoudemire, Chandler
Preview 51-31: sulla carta, come ogni anno, poche squadre hanno il talento e le soluzioni offensive dei Knicks, nonostante il reparto geriatrico di cambi sotto canestro. Realisticamente e purtroppo, per una città che meriterebbe il benedetto terzo titolo, sarebbe una grande stagione se New York superasse le 50 W ed il primo turno ai playoffs.
Abbandonate le paludi del New Jersey per la più glamour Brooklyn, i Nets si presentano al via della stagione con aspettative altissime e tantissime novità. Due stagioni fa dopo la rischiosa trade che spedì Derrick Favors ai Jazz in cambio di Deron Williams nessuno si sarebbe aspettato che, dopo la migrazione nel favoloso Barclays Center, ci sarebbe stato ancora il playmaker di Dallas intorno al quale costruire una squadra competitiva. Ed invece la scommessa del g.m. King si è dimostrata vincente ed a fianco di “the Joy of Illinois” è stato possibile rifirmare Kris Humpries, Brook Lopez e Gerald Wallace ( chiave difensiva contro Lebron ), ma soprattutto prendere da Atlanta Joe Johnson ( che resta comunque tra i più overpaid della Lega).
Dall’Europa è arrivato Mirza Teletovic che, coach Avery Johnson, proverà a rendere una sorta di nuovo Ryan Anderson: tiro da tre punti e solido rimbalzista, di sicuro migliore in quest’ultimo fondamentale di Brook Lopez. Interessante scommessa, a basso costo, Andray Blatche che, recuperasse la forma fisica e la concentrazione di un paio di stagioni fa, potrebbe essere tra le sorprese dell’intera Lega. Difficilmente con i pochi soldi a disposizione per puntellare la squadra si poteva costruire una panchina migliore: C.J. Watson, Reggie Evans e Josh Childress. Una delle chiavi sarà sicuramente il confermatissimo MarShon Brooks che, dopo un ottimo anno da rookie, sarà il leader della second unit di Brooklyn.
Come talento puro, mai in passato, Williams aveva avuto da disposizione tanto ben di Dio e, se lo scorso anno, con il solo Griffin si parlava dei Clippers di CP3 da titolo, non vedo perché questi Nets non possano coltivare il sogno dell’anello, magari non da quest’anno, ma nel giro di un paio di stagioni.
Starting lineup: Williams, Johnson, Wallace, Humpries, Lopez.
Preview 53-29: i Nets del duo Prokhorov-Jay Z. non avevano tutte queste aspettative dai tempi di Jason Kidd. Con Dwight Howard volato tra “facili entusiasmi” altrove, sicuramente, la musica sarebbe stata diversa e forse le altre 29 non si sarebbero neanche presentate.
Per la prima volta dai tempi di Allen Iverson, Phila potrebbe avere trovato la sua star. In estate, infatti, è arrivato dai Lakers Andrew Bynum che, per la prima volta in carriera, avrà su di se tutte le attenzioni ed i riflettori: tecnicamente il nuovo #33 può ricoprire il ruolo di primo violino, ma dovrà smentire i dubbi, manco troppo maligni, sulla sua tenuta fisica, oltreché mentale. Se Drew riuscirà a giocare con continuità senza i noti problemi al ginocchio (trattato nuovamente in estate in Germania) mettendosi al servizio di Doug Collins e dei compagni, Philadelphia potrà coltivare legittime ambizioni non solo di un posto playoffs, che ad oggi sembra scontato, ma anche di un secondo turno candidandosi al ruolo di mina vagante dell’Est.
Ma Bynum non rappresenta l’unico cambiamento avvenuto in estate. Oltre ad Iguodala, volato a Denver nella trade Howard, i 76ers hanno perso anche il miglior realizzatore della scorsa stagione Lou Williams, firmato da Atlanta via free agency, e rinunciato, saggiamente, pure ad Elton Brand scaricato con l’esercizio della Amnesty. A rinforzare il reparto degli esterni, orfano di Iguo, sono arrivati gli interessanti Dorrel Wright e Nick Young, oltreché il calante Jason Richardson.
E’ chiaro che il progetto, secondo me molto affascinante, passerà dalla ricerca di un equilibrio tra le due anime della squadra: da una parte quella atletica, sfrontata ed incosciente rappresentata da Jrue Holiday, Evan Turner e T.Young, tutti confermatissimi ed in crescita, e dall’altra il nuovo big guy sotto canestro che, come tutti sappiamo, ama meno pick and roll, contropiede e corsa, a vantaggio delle ricezioni in post ( e, talvolta, del tiro da tre punti ).
Starting lineup: Holiday, Turner, Wright, Young, Bynum.
Preview 48-34: I playoffs con il quarto o quinto seeding sono un obiettivo possibile e raggiungibile. Sarà importante verificare quanto tempo impiegheranno e se riusciranno a trovare una chimica che li renderebbe molto complicati per il resto dell’Est. Personalmente sono tra le quattro o cinque squadre da seguire con interesse.
Nella division più complicata dell’est sarà difficile per Toronto trovare un ruolo diverso da quello di Cenerentola di turno. Finalmente i canadesi troveranno la loro “vecchia” scelta Jonas Valanciunas, rimasto in Europa la scorsa stagione e che, nell’intenzione del front office, dovrà completare le storiche lacune sottocanestro di Bargnani: rimbalzi e difesa, ricordando, manco troppo lontanamente, l’accoppiata Chandler-Nowitzki dei Mavs.
Dal draft è arrivato l’interessante Terrence Ross che si affiancherà a Derozan, chiamato all’esplosione definitiva, nel ruolo di ala. Svanito il sogno della squadra canadese ad un canadese, il buco in play è stato tappato dall’arrivo di Kyle Lowry, scaricato da Houston dopo i problemi con Mc Hale. L’arrivo di Landry Fields dai Knicks, l’altra vera importante mossa estiva, invece, già desta qualche perplessità e critica, soprattutto rapportando l’esborso economico dei Raptors alle capacità tecniche, limitate dopo un ottimo primo anno, del giocatore: 3 anni a 20 milioni di dollari sembrano effettivamente tantini.
Starting lineup: Lowry, Derozan,Ross,Bargnani,Valanciunas
Preview 40-42: troppo decenti per un posto importante in lotteria, troppo nuovi ed inesperti, ad oggi, per ambire all’ottavo posto playoffs. Ennesima stagione che si preannuncia poco interessante per quella che, secondo me, potrebbe essere la franchigia NBA più prossima ad una re-location ( Seattle ! ). Con Nash, invece, le ambizioni sarebbero state diverse. La speranza è quella che Bargnani, prima o poi, possa portare i suoi talenti altrove.
(f.r.)