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Los Angeles Lakers @ San Antonio Spurs 85-105 L (29-9)


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Los Angeles Lakers @ San Antonio Spurs 85-105 L (29-9)

 

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Sconfitta pesante nel punteggio e nel bollettino medico: Kobe out nel secondo tempo per dolori alla schiena

 

Non è una partita come le altre quella che stanotte vede affrontarsi i Los Angeles Lakers e i San Antonio Spurs, non lo è mai quando queste due franchigie si affrontano persino in una partita di RS di Gennaio. I gialloviola, come esaurientemente riportato in sede di analisi del match, iniziano oggi una serie di partite che nelle prossime settimane diranno esattamente quali e quante sono le risorse dei campioni del mondo in queta stagione. Gli Spurs invece scendono in campo per provare a dare un segnale di forza in casa e riscattare il pessimo quarto quarto difensivo (il peggiore dela stagione) che era costato la L contro i Mavs quattro giorni fa.

Che non sia una banale ballata di mezza stagione lo si evince dai primissimi minuti: l'intensità è subito alta, la difesa ruota velocemente e contesta ogni tiro, e quando Bynum stoppa Duncan dopo appena 3 minuti di gioco, è evidente che la mentalità con cui i lacustri, ancora orfani di Gasol, sono scesi in campo quest'oggi all'AT&T è quella adeguata per una partita che qualcuno definirebbe pivotal. Gli speroni però non si disuniscono facilmente, e dopo un inizio stentato, l'ingresso di Ginobili consente loro di aumentare la pericolosità offensiva e, di riflesso, la precisione difensiva. L'esecuzione offensiva di pick and roll alti che coinvolgono Bynum è chiaramente ciò su cui puntano gli avversari dei campioni in carica per creare tiri facili tanto per il palleggiatore quanto per il bloccante (Duncan), che spesso si apre con movimento di "pop" rendendo difficile la rotazione. Il primo quarto prosegue su questa falsariga, con i padroni di casa che riacquisendo fiducia inanellano una serie di canestri in attacco e i gialloviola in tenuta scura ad affidarsi a un Kobe che nel primo quarto realizza già lo stesso numero di tiri dal campo messi a segno nell'intera partita contro i Bucks e un ottimo Bynum, particolarmente in palla contro un avversario ormai non più così mobile come Tim Duncan. Si andrà al primo riposo sul 27-23 San Antonio.

 

Alla ripresa delle ostilità i neroargento danno subito prova di voler allungare e iniziano a giocare una pallacanestro offensiva estremamente fluida: tutti toccano il pallone, la palla si muove rapidamente e le rotazioni lacustri non sempre sono all'altezza. E' il classico momento della partita in cui giocare all' at&t è complicato per tutti; i Lakers, per restare a contatto, si affidano al solito Kobe che sembra decisamente più ispirato, pur sacrificando una certa fluidità che la triple post offense garantirebbe. L'assenza di Gasol è di certo pesantissima in una trasferta del genere, e non è una novità vedere la squadra di coach Jax calare in attacco in mancanza del catalano, sopratutto non è inapettato visto e considerato che la difesa avversaria è di certo fra le più temibili (se in serata), sopratutto quando vanno in ritmo fra le mura amiche. E dunque, come sempre in queste circostanze, l'attacco diventa statico, tremendamente statico, e per quanto il Mamba possa essere in serata, la difesa avversaria non tarda a prenderne le misure. Con la contemporanea uscita di Bynum e Odom (fino a quel punto bene, ma sempre in campo nei primi 16 minuti) le soluzioni offensive diventano ancora minori. Inevitabile quindi che i padroni di casa firmino l'allungo, grazie al contributo di una panchina estremamente solida ( Mason, 9, Hill, 13 oltre ovviamente a Ginobili), troppo più efficace di quella avversaria, e di un pubblico quasi in clima playoff. Il tabellone arriverà a segnare fino al +14, stabilizzandosi poi nel 53-41 di fine primo tempo.

Evidente come i Lakers commettano gli stessi errori che li hanno portati a perdere bruttissime partite in casa di Nuggets e Rockets quando, a Novembre, Gasol era ancora fermo ai box. Attaccare mettendo Kobe in isolamento per 4 possessi su 5 (e Bynum in post sempre con ricezione statica per il quinto possesso), lasciando la difesa avversaria libera di organizzarsi, raddoppiare e ruotare in tutta calma contro attaccanti sostanzialmente fermi, significa dover pregare che il 24 la metta ogni volta (nonostante un dito rotto e una schiena dolorante), oppure sperare che gli avversari abbiano pietà: altrimenti il parziale diventa inevitabile. L'unica nota positiva dei primi 24 minuti è l'aver rivisto Luke Walton in campo, al rientro dopo una lunga assenza per un problema alla schiena.

 

Nel secondo tempo ci si aspetta una riscossa Lakers, sopratutto da parte di gente come Odom e Artest praticamente invisibili e irritanti nei primi due quarti. Artest in particolare dovrebbe essere il giocatore che, in periodi di secca e di prevedibilità del nostro attacco, dovrebbe dare quel quid in più che Ariza l'anno scorso non poteva ancora garantire. L'1-7 con cui chiude la prima frazione è piuttosto eloquente, così come lo sono i soli 2 tiri da 2 presi da Lamarvelous.

Ed è perciò confortante vedere in apertura di terzo quarto come siano proprio loro a firmare i primi 8 punti Lakers, dimostrando se non altro di essere presenti e di rappresentare delle alternative valide al solo Kobe. La sensazione però è che ciò che sarebbe dovuto essere il trend del gameplan dall'inizio della partita, sia stato eseguito un pò troppo tardi: gli Spurs infatti sono ormai estremamente in fiducia, tirano con l'80% per cominciare il secondo tempo e Parker in particolare espone l'enormità del mismatch che lo vede accoppiato con Fisher (anche lui totalmente avulso dalla manovra offensiva, per altro).

Sarà l'esasperazione di un gameplan che il coaching staff impone per diversificare l'attacco, sarà che i problemi fisici sono più pesanti di quanto si immagini, fatto sta che Bryant nel terzo quarto non la vede praticamente mai, e non è un caso che questo coincida con il parziale che si concretizza fra la prima e la seconda metà del quarto. L'attacco lacustre diventa più aggressivo, si va finalmente in lunetta (solo 2 volte nel primo tempo, ben 10 nel solo terzo quarto) e l'attacco neroargento inizia a mostrare qualche crepa; Bynum torna a macinare punti dal post e la difesa sale di intensità. D'altronde sarebbe un'analisi incompleta se non si tenesse conto che è nel dna degli Spurs alternare quarti in cui sembrano essere la squadra più forte della lega su entrambi i lati del campo, a quarti in cui non entra letteralmente nulla e iniziano a sbagliare scelte semplici persino in difesa. Questo trend ci consente di presentarci ad apertura del quarto quarto con un parziale di 14-4 che ricompone parzialmente una frattura che sul -22 sembrava insanabile.

 

E' sul 63-75 per i padroni di casa che le ostilità ricominciano per gli ultimi decisivi 12 minuti. Con Kobe out per dolori sempre più fastidiosi alla schiena e, ricordiamolo sempre, Gasol in borghese, con Bynum a rifiatare in panchina, la squadra è interamente sulle spalle dei signori Odom e Artest; spalle che solo un'ora prima sembravano assurdamente gracili, si dimostrano d'un tratto inaspettatamente poderose. Il primo orchestra alla perfezione una difesa che gioca con il doppio, forse il triplo della voglia che l'attacco avversario mostra, il secondo attacca costantemente il ferro e mette in difficoltà la difesa di coach Popovich. Aggiungiamoci il contributo di qualcuno dalla panchina (Brown nella fattispecie, positivo con 4 punti consecutivi e Walton, che segna il primo canestro dopo mesi) ed ecco come si giunge al -7 che sembra riaprire le discussioni.

Sembra. Perchè bastano un paio di passaggi a vuoto in difesa per riconsegnare confidence all'attacco texano, con Ginobili a menare le danze. Ed è un peccato sprecare con un paio di lapsus il lavoro di una squadra che tutto sommato non demerita in quest'ultima frazione ma anzi, al contrario, gioca con aggressività dando segnali positivi in diverse occasioni. Ma la mancanza dei due giocatori offensivamente più pericolosi in un ultimo quarto di una partita intensa all'at&t si paga salata. Per quanto le iniziative estemporanee dei singol iinterpreti siano certamente rimarchevoli e meritevoli di un plauso, è ovvio come esse siano tentativi piuttosto casuali; Odom e Artest scompaiono di nuovo dal campo, dopo i segnali incoraggianti del terzo periodo, e quando gli Spurs a 4 minuti dal termine tornano sul +10 è il segno che la partita è ormai finita. I ragazzi di coach Jax mollano in difesa e piovono canestri su canestri, finchè lo scarto non raggiunge i 20 punti dell'85-105 finale.

 

Doveva essere una partita cruciale per iniziare a emettere qualche parziale sentenza sulle reali potenzialità di questi LAkers e, a guardare il punteggio, non c'è da stare allegri. Le assenze dei big sono attenuanti parziali, di certo non sarebbe questo il tipo di partita che vedremmo con il roster al completo in quel di maggio, ma questo non deve far rilassare. Bisogna riflettere sopratutto su quel primo tempo, quando Kobe era ancora in campo (e decisamente in palla) e quando il -12 si era già realizzato. Troppo pochi i minuti seri giocati da Odom, poche e spesso confuse le iniziative di Artest, senza contare l'apporto nulla del solito (dispiace dirlo, ma d'altronde non è da lui che si pretendono 20 punti a sera) Fisher.

 

Da salvare solo l'atteggiamento di inizio quarto quarto, in cui un minimo di cuore e attributi per una serie consecutiva di azioni è stato mostrato (fosse rientrato un Kobe sano su quel -7 sarebbe stato tutto un altro finale) e la prestazione complessiva di Bynum, che chiude con 23 e 8 rimbalzi contro un avversario come Duncan (che, per altro, risulta più decisivo, mettendo a referto 25 punti con 1 rimbalzi e 4 stoppate), dimostrando di poter essere efficace dal post persino contro uno dei top della lega (anche se, com detto, privo dellamobilità di un tempo) in quel ruolo.

 

Boxscore

Si torna in back2back stanotte in casa di Drik Nowitzki e compagni, in apprensione per le condizioni di Bryant e Gasol. La sensazione è che il Mamba, senza la possibilità di una notte di vero riposo per quella schiena, non ci sarà, la speranza è che si possa almeno recuperare Pau, per non presentarsi a Dallas con una squadra troppo rimaneggiata.

Stay tuned!

 

Gandalf aka Giuseppe Magnifico

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Gandalf, io avrei ripetuto un altro paio di volte che Duncan è stato più decisivo di Bynum, anche se in fondo non ha la mobilità di un tempo... (per la cronaca, statisticamente Duncan è nel pieno della sua miglior stagione dal 2004-05).

 

Alzi la mano chi pensa che l'abbiamo persa per colpa di Duncan....

 

 

Per il resto concordo con i punti positivi: la panca, forse anche grazia a Walton ha girato bene e ci ha portato a -7. Anche se troppa confusione nelle giocate difensive ha portato spesso a loro punti facili facili, e in attacco palle giocate con troppa foga hanno portato a turnovers trasformatisi poi in punti.

 

Per me la chiave della partita è stato proprio questa: il ritmo. A ritmi bassi, loro facevano punti ma li facevamo anche noi. A ritmi alti, in transizione, loro ci hanno sistematicamente ammazzato.

 

Peccato.

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Ottimo pezzo Grigio!!!

 

Parker in particolare espone l'enormità del mismatch che lo vede accoppiato con Fisher (anche lui totalmente avulso dalla manovra offensiva, per altro).

 

Ormai è evidente, sopratutto senza Gasol, che il mismatch che offre Fisher alla maggior parte dei pariruolo della lega non è più sopportabile per la nostra economia di gioco.

Spero solo che si salvi anche quest'anno mettendo qualche tripla fondamentale nei PO perchè sennò il suo contributo sarà stato totalmente dannoso.

 

PS: non sto dando la colpa della nostra sconfitta totalmente al Pesce, sia chiaro, il mio discorso è in generale.

Comunque anche se quest'anno si rivelerà deleterio porterò sempre rispetto al Venerabile,

la storia che ha scritto con le sue triple e con i suoi canestri decisivi rimmarrà sempre indelebile nel mio cuore :inchino

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Gandalf, io avrei ripetuto un altro paio di volte che Duncan è stato più decisivo di Bynum, anche se in fondo non ha la mobilità di un tempo... (per la cronaca, statisticamente Duncan è nel pieno della sua miglior stagione dal 2004-05).

 

Si, è una lettura che ci può stare. Secondo me i punti chiave della sconfitta sono altri, voglio dire, è da mettere in conto che Duncan sarà più decisivo di Bynum, così come ci sta che PArker sia più decisivo di Fisher, è sugli altri ruoli che avremmo potuto prevalere e invece abbiamo avuto almeno un paio di assenti non giustificati, oltre a quelli giustificati.

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