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Il Topic Ufficiale del Calcio 2012-2013


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Vidal ogni domenica ne regala di peggio neanche giallo

Ennesimo capitolo di una storia composta da furti.   Il giorno che sparirete dal calcio sarà un giorno di felicità e di gloria per il mondo.

edit dello staff: warning.

No, la seconda metà dovrebbe essere 10 milioni. I prestiti sono banfate per camuffare la mancanza di soldi del petroliere in bolletta, niente di più: in pratica tu mi paghi 10 milioni e io con nove verso lo stipendio a due giocatori che a me interessano e a te non più, e l'uno rimanente è per il disturbo.

Se dovessimo pagare Belfodil 30-35 milioni, tanto valeva aggiungere qualcosina e andarci a prendere Neymar :saslol:

 

A proposito del brasiliano, proprio scarso il nuovo acquisto del Barca.. :shock:

Ah ok comunque quel "dovrebbe essere" è da vedere, avevo capito che Cassano e Silvestre erano a titolo definitivo al Parma e non in prestito, in questo modo un po di senso questa trattativa potrebbe avercela, anche se per Cassano sarebbe un prestito farlocco visto che è in scadenza...

 

Comunque il concetto (non espresso da te) del Belfodil (a metà) preso gratis non si può sentire...

 

P.S. Ho appena sentito di un possibile scambio Nocerino-Alvarez, io ci starei, tu?

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Alvarez al Milan lo vorrei vedere solo così magari qualche genio impara cosa vuol dire aiutare un giocatore. Però spero di no, anche perchè Nocerino è una pippa galattica che andrebbe solo a intasarci il centrocampo.

 

Date Longo per Danilo, non Benassi... COGLIONI!

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Appena finita di guardare la replica, Italia inguardabile.

Almeno riconosco il coraggio di Prandelli di togliere prestissimo Aquilani per provare a cambiare qualcosa.

 

Kagawa sembrava Cap. Tsubasa...

:asd :asd

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higuain all'arsenal. a prendere 7 milioni di euro l'anno. non credo sia colpa di marotta se la juve non li ha neanche lontanamente da dare a un giocatore.

 

 

Già dare 7 milioni ad Higuain mi sembra una porcata.

20-22 per l'acquisto e 5 a stagione già mi sembrava un bell'andare.

Vabbè tanto si sa che prendiamo Moscardelli come colpo di fine calciomercato no!? :ahahah

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higuain all'arsenal. a prendere 7 milioni di euro l'anno. non credo sia colpa di marotta se la juve non li ha neanche lontanamente da dare a un giocatore.

Oltre 25 milioni di € per il cartellino e poco meno di 15 l'anno... è un'operazione da 100 milioni (in 5 anni): semplicemente inaccessibile per una squadra italiana.

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^

 

Ok, giustissimo, ma come fa ad essere accessibile per l'Arsenal?!? Non riesco a capire.

merchandising, diritti tv, incassi da stadio... hai l'imbarazzo delle voci d'entrata

 

Parte ufficialmente domani, venerdì 21 giugno, la 19.a edizione del Mondiale Under 20, di scena in Turchia. Il torneo vivrà il suo atto finale il 13 luglio, con la finale di Istanbul.

 

Sono 24 le squadre partecipanti, suddivise in sei gironi da quattro nazioni ciascuna: Corea del Sud, Iraq, Australia, Uzbekistan, Egitto, Mali, Ghana, Nigeria, Messico, Stati Uniti, Cuba, El Salvador, Colombia, Paraguay, Uruguay, Cile, Nuova Zelanda, Francia, Inghilterra, Portogallo, Spagna, Grecia, Croazia, Turchia.

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Sto con Nigma, anche perchè sono simpatizzante Gunners e li seguo un po'.

Cosa diavolo ci incastra un acquisto del genere con la linea che il club ha fatto sua da n anni a questa parte?

Avranno tutte le entrate che vogliono, ma qualcosa che non torna c'è.

C'è invece. Dopo diversi anni di austerity, le casse si sono riempite e già un paio di mesi fa si parlava di 100 milioni o poco meno stanziati per il mercato. Se non sbaglio l'indotto di tutto ciò che è collegato all'Emirates sta crescendo sempre di più, e le spese di gestione e costruzione dell'impianto non hanno più un peso cosi schiacciante nell'economia del club.

Non so più dove l'avevo letto o sentito, ma questo grossomodo è lo scenario riguardante i Gunners.

 

7 milioni ad Higuain sono una follia, solo perchè non li vale: è un grande attaccante, ma tende a sparire nelle partite clou, soprattutto in champions. Se non lo so io, che ho sempre simpatizzato per il Real (anche prima di Mou), e ho riempito di improperi el Pipita ogni santa volta che era questione di vita o di morte. Non ultimo il ritorno col Borussia, nel quale sto cacasotto si è divorato due gol almeno inaccettabili.

Per carità, a livello di campionato italiano, sarebbe stato un crack, ma se l'obiettivo è migliorare le prospettive europee, gran colpo della Juve a non svenarsi per Higuain.

Aspettando Moscardelli, o Pablo ed Diablo Granoche, riscattato oggi dal Chievo.. :ahahah

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Ah ok comunque quel "dovrebbe essere" è da vedere, avevo capito che Cassano e Silvestre erano a titolo definitivo al Parma e non in prestito, in questo modo un po di senso questa trattativa potrebbe avercela, anche se per Cassano sarebbe un prestito farlocco visto che è in scadenza...

 

Comunque il concetto (non espresso da te) del Belfodil (a metà) preso gratis non si può sentire...

 

P.S. Ho appena sentito di un possibile scambio Nocerino-Alvarez, io ci starei, tu?

Belfodil gratis è una cagata, infatti. Gratis un par de cojoni, se devi riscattare Silvestre a 6 milioni e girarlo in prestito al parma, e pure con sto segone che fa storie per andarsene in Emilia.

 

Nocerino-Alvarez? Te lo dico onestamente, a me il Nocera non piace granchè, e ne farei a meno. Ma se questo servisse a liberarmi di quel rejetto lumacone magna-gol, ben venga Nocerino.

L'unica cosa strana, è che l'Inter non può far uscire Ricky meraviglia (per gli avversari) per meno di 7-8 milioni, e dubito che la quotazione di mercato del miracolato di Ibra, sia simile.

O ci scambiamo i prestiti, o prevederanno un conguaglio, comunque sia se dipendesse da me firmo domani mattina.

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Ho sentito di sfuggita anch'io.

Ma si parla di scambio (alla pari? conguaglio?) o due operazioni distinte?

Che poi per me Alvarez è un grande talento.

Non posso dire di aver seguito lui e l'Inter con continuità, ma per quel poco che ho visto mi sembra un giocatore con una facilità di calcio impressionante, uno di quelli che si "sentono" la palla tra i piedi, per intenderci.

Forse deve imparare ad essere più concreto e a portare meno palla, ma se viene un attimo "indottrinato" e gli viene cucito un ruolo preciso (che forse sta nel non darglielo), per me può uscirne un gran giocatore per il livello attuale della serie A.

No, non fare l'errore che ho fatto io due anni fa. Anche io sono rimasto impressionato da alcune su giocate, accelerazioni irresistibili palla al piede, colpi di tacco, giocate estemporanee da applausi.

Il problema è tutto il resto. Dinamismo inferiore al mio, velocità di pensiero pari soltanto a quella atletica - degna di Eraldo Pecci oggi, e purtroppo non quella mentale -, sinistra abitudine ad essere tra i migliori in campo col parma, e puntualmente l'uomo in meno vs Juve, Milan, totthenam, roma, napoli.

E se la tua vita dipende da un'occasione da gol sui suoi piedi, stai tranquillo che non tradirà....e sparerà addosso al portiere o in curva nord.

Vade retro, l'unica ragione forse per cui non farei lo scambio (anche per rispondere a Uelo) è che spero che qualche allocco in spagna o portogallo si faccia attirare dai suoi numeri, e ce lo venga a pagare quei 7 milioni richiesti, che all'Inter servono immensamente di più rispetto a Nocerino.

In ogni caso, non credo si farà perchè sarà la solita bufala tuttosportiana-sportmediasetiana, ma qualora si verificasse, non verserò una lacrima.

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Calcio, in Italia il pallone si è sgonfiato. Il gap con l’Europa è nella gestione dei bilanci

Il modello da seguire è quello tedesco, con il Bayern Monaco esempio virtuoso nel panorama continentale. Impietoso il confronto con l'Inter, ultima trionfatrice made in Italy in Champions League. Ma è tutto il sistema che scricchiola

 

di Lorenzo Vendemiale | http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/06/19/calcio-in-italia-pallone-si-e-sgonfiato-motivo-gestione-dei-bilanci/629373/

 

 

Quello italiano non è più il campionato più bello del mondo. E la crisi che vediamo sul campo nasce da lontano: dai bilanci societari dei nostri club. Lo dimostra il confronto con la Bundesliga, il torneo del momento: in Germania cresce la qualità del gioco e anche il fatturato (per la prima volta sopra 2 miliardi di euro). Soprattutto, però, 14 squadre su 18 della massima divisione tedesca hanno chiuso la stagione in attivo. Modello dei modelli, se ce n’è uno, è il Bayern Monaco campione d’Europa, che chiude il bilancio in positivo da 20 anni di fila. E questo senza dipendere da nessuno, dal momento che l’80 per cento della società è detenuta da un’associazione di circa 190mila soci.

 

Stadio, marketing e merchandising: il Bayern Monaco è il modello da seguire

La filosofia del Bayern è non spendere più di quanto si incassa: ma se le entrate sfiorano i 400 milioni di euro annui non è difficile attenersi a questa regola. Loro sanno come guadagnare con il calcio: non solo diritti tv (37 milioni all’anno), ma anche marketing e merchandising spregiudicati (rispettivamente 82 e 57 milioni annui di ricavi), che non si limitano alla vendita delle divise ufficiali, ma griffano col marchio FC Bayern München praticamente qualsiasi cosa, dai sottobicchieri ai libretti bancari. E poi, ovviamente, c’è lo stadio di proprietà, sempre esaurito nelle ultime tre stagioni (e anche nella prossima, già venduti tutti i biglietti del campionato 2013/2014): l’Allianz Arena è costata 350 milioni di euro, è ultramoderna, ha una capienza di 70mila spettatori e garantisce ricavi per 130 milioni l’anno. Così, per i bavaresi spendere 40-50 milioni per un giocatore non è una follia: semplicemente, se lo possono permettere. Altro esempio di gestione modello è il Borussia Dortmund, che proprio col Bayern ha dato vita al derby tedesco nell’ultima finale di Champions League.

 

Anche fuori dai confini tedeschi le eccellenze non mancano. Sulle stesse cifre del Bayern (e anche superiori) viaggiano Real Madrid, Barcellona, Manchester United e Chelsea. I segreti sono i soliti: diritti tv, soprattutto incassi da gara e da commerciale. Il Barcellona, in particolare, oltre ad un fatturato da quasi 500 milioni annui, vanta la particolarità di una Cantera che educa i giovani talenti con la filosofia di gioco e di vita catalana. E ritrovarsi in casa a costo zero campioni come Xavi, Iniesta o il quattro volte pallone d’oro Leo Messi, fa la differenza.

 

L’immobilismo italiano: il Medioevo del pallone nel Belpaese

Il calcio migliore, adesso, si gioca altrove. Mentre il tracollo italiano è il frutto di un decennio di immobilismo. Tutt’oggi, nel pieno della crisi, le società che non producono un calcio sostenibile sono molte. Basti pensare alla Roma, che solo da quando sono arrivati gli americani ha bruciato circa 100 milioni senza raggiungere neppure una qualificazione in Europa League. Ma è il trend dell’intero campionato ad essere negativo: il nostro calcio non genera i livelli di fatturato che si raggiungono all’estero. Questo dipende soprattutto dall’incapacità di diversificare le entrate: la principale fonte di guadagno dei club italiani restano i diritti tv (45% in media), mentre nel modello Bayern Monaco incidono appena per l’11%. Altro nodo è l’eccessivo sbilanciamento nel rapporto tra costo del personale e fatturato: per il Bayern si attesta intorno al 45%, il Fair-play finanziario stabilisce un massimo del 70%. Secondo l’ultimo rapporto sul calcio europeo dell’agenzia Deloitte, invece, la media della Serie A è del 75%, contro il 51% della Bundesliga, il 60% della Liga e il 70% della Premier League. E, stando agli ultimi bilanci disponibili, il problema riguarda grandi e piccoli club in maniera indiscriminata: la già citata Roma e la Fiorentina (entrambe oltre l’80%), come anche le retrocesse Siena e Pescara, o il Torino e la Sampdoria (quest’ultima addirittura intorno al 150%), tanto per fare degli esempi.

 

La spending review non basta: il caso Inter

Ma il caso più eclatante di cattiva gestione, probabilmente, è quello dell’Inter, precipitata in pochi anni dai fasti del Triplete al nono posto della stagione appena conclusa. Alcune scelte sbagliate hanno portato la squadra a perdere enormemente terreno sul campo, senza peraltro riuscire a mettere a posto il bilancio. L’Inter era uno dei club più afflitti dal problema degli stipendi sovradimensionati, e su questo ha deciso di intervenire in maniera drastica, con la cessione dei giocatori più pagati (tra cui Eto’o e Maicon, Sneijder e Julio Cesar). Tagliare, però, non risolve il problema, come si evince dai risultati di bilancio degli ultimi anni. Il 2010 si era chiuso con un passivo di ‘soli’ 69 milioni di euro: una cifra frutto del geniale scambio Eto’o – Ibrahimovic (che portò all’Inter 45 milioni di euro), ma anche dei grandi introiti ricavati dalla vittoria in Champions League (circa 40 milioni). Da allora i dati non sono migliorati di molto: -86,8 milioni nel 2011, – 77 milioni nel 2012, per il 2013 si prevede un passivo inferiore ma ancora pesante.

 

Vendendo (e a volte svendendo) i giocatori dagli ingaggi più pesanti l’Inter ha raggiunto l’obiettivo di abbattere il monte stipendi (a giugno 2012 era sceso a 165 milioni, nel 2013 calerà ulteriormente), ma senza un progetto tecnico credibile, e con investimenti sbagliati, ha perso competitività. E questo ha portato al calo del fatturato, dovuto al venir meno di una serie di introiti connessi ai risultati sportivi (la mancata qualificazione alla Champions per due anni di fila vale da sola decine di milioni di euro) che ha vanificato i sacrifici fatti. Risultato: la cassa continua a piangere e la squadra è sprofondata in classifica. Così il risanamento voluto dal presidente Moratti si è trasformato in un ridimensionamento. La strada per un calcio virtuoso è lunga e difficile. Il caso dell’Inter lo dimostra.

 

Calcio, Serie A in rosso. Ma non ovunque: l’esempio di Juve, Catania e Udinese

Seconda puntata della nostra inchiesta sui club della massima Serie. Bilanci in ordine, stadio di proprietà, centro sportivo in cui far crescere i talenti di casa, scouting in tutti gli angoli del pallone mondiale: tornesi, friulani ed etnei rappresentano tre diversi modelli da seguire per far uscire il sistema italiano da una crisi senza precedenti

 

di Lorenzo Vendemiale | http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/06/21/calcio-in-italia-pallone-si-e-sgonfiato-ma-non-ovunque-casi-di-juve-catania-e-udinese/631685/

 

 

Nella prima parte dell’inchiesta sui bilanci delle società italiane abbiamo analizzato i problemi del nostro calcio, che emergono ancor di più nell’impietoso confronto con i campionati esteri. L’Italia, però, non è solo spese folli e buchi in bilancio: ci sono anche realtà virtuose (come Lazio e Napoli) e altre che hanno cominciato ad invertire la tendenza (come il Milan). Ne abbiamo scelte tre - di fasce diverse – che negli ultimi tempi stanno dimostrando di poter applicare al calcio dei modelli sostenibili di gestione societaria: una grande squadra, la Juventus; una media, l’Udinese; una cosiddetta ‘piccola’, il Catania.

 

Il progetto Catania: anche al Sud si può fare calcio con i bilanci in ordine

Il Catania presenta un bilancio invidiabile, chiuso negli ultimi sei anni sempre in attivo: merito di un monte stipendi tenuto sotto controllo (meno del 50% del fatturato) e della straordinaria capacità di andare a pescare giocatori semisconosciuti e trasformarli in uomini mercato. “La ricetta del nostro successo – spiega il presidente Antonino Pulvirenti a ilfattoquotidiano.it – sono il lavoro e la coerenza. Non ci siamo mai fatti prendere da facili illusioni, abbiamo tenuto la barra dritta sugli obiettivi che ci eravamo posti sin dal mio arrivo a Catania: conquistare la Serie A e rimanerci, tenere i conti in ordine, costruire il centro sportivo. E quando la società funziona i risultati si vedono anche in campo”.

 

Il fiore all’occhiello del progetto Catania è il centro sportivo di Torre del Grifo. E’ costato 60 milioni di euro, di cui 30 finanziati dal Credito Sportivo e 30 a carico della società: sono stati pagati con gli utili prodotti e in parte con un aumento di capitale. “Meglio una struttura che resta negli anni di un giocatore che ti dà effetto sulla piazza ma ha un valore effimero” dice convinto Pulvirenti. Su questo impianto il Catania vuole costruire il suo futuro: “Attraverso il centro sportivo possiamo migliorare le prestazione di tutta la filiera societaria. E puntiamo a diventare un punto di riferimento per il movimento calcistico della Sicilia e del Sud Italia”, afferma Pulvirenti. Dopo aver fatto fortuna con lo scouting in Argentina, l’obiettivo è crescere in casa i prossimi campioni, come spiega il presidente: “In passato è capitato spesso che i migliori talenti della nostra terra fossero costretti a emigrare al nord o addirittura all’estero. Adesso, con una struttura e uno staff tecnico così all’avanguardia, potranno scegliere di restare e crescere serenamente a casa. Nei prossimi anni un numero sempre maggiore di giocatori sarà in grado di passare dalla Primavera alla prima squadra, e giocare in Serie A”. Il che significherebbe abbattere ulteriormente i costi di produzione e aumentare il valore della rosa. “Questa è l’idea di calcio che abbiamo in mente. Il cerchio si chiuderà quando avremo anche uno stadio di proprietà”, conclude Pulvirenti.

 

Il modello Udinese: se il segreto del successo è lo scouting di talenti in tutto il mondo

Non è troppo diversa la storia dell’Udinese. Altra società dal bilancio impeccabile: quattro esercizi in attivo in cinque anni, nel 2012 un utile di quasi 9 milioni di euro, per il 2013 le previsioni sono ancor più rosee. Ma, ciò che più importa ai tifosi, tre qualificazioni consecutive in Europa. Il segreto, facile a dirsi, sono le plusvalenze milionarie. “Ma dietro queste plusvalenze c’è un lavoro enorme di dirigenti, osservatori, tecnici, che scoprono talenti sconosciuti in ogni parte del mondo e fanno sì che possano arrivare a Udine, crescere serenamente e diventare dei campioni”, puntualizza Alberto Rigotto, direttore amministrativo dell’Udinese.

 

L’elenco è lungo: da Sanchez, finito al Barcellona per quasi 40 milioni, ai vari Inler, Asamoah, Handanovic. Lo scouting dell’Udinese è probabilmente uno dei migliori al mondo. “Lavoriamo su due dimensioni – piega al fattoquotidiano.it Rigotto – Sfruttiamo una grande rete di relazioni con agenti di tutto il mondo, che ci siamo costruiti nel corso degli anni grazie alla nostra serietà; e abbiamo un parco osservatori di almeno un centinaio di persone, tra dipendenti diretti e indiretti”. Ogni anno vengono visionati centinaia di migliaia di filmati, e viste dal vivo migliaia di partita. Un lavoro che costa fatica, ma anche denaro: nello scouting il club investe una cifra che oscilla a seconda delle annate, ma consta sempre di alcuni milioni di euro. L’ultima parola su ogni giocatore spetta a Gino Pozzo, figlio del patron Giampaolo. “Che ci piglia sempre”, commenta Rigotto, quasi con stupore.

 

L’Udinese, però, non vive solo di calciomercato: “C’è anche una gestione operativa molto precisa: ogni anno partiamo da un obiettivo di pareggio di bilancio, al netto delle plusvalenze”. Lo dicono i numeri: il fatturato netto nel 2012 ha toccato quota 63,5 milioni, gli ingaggi si fermano a 31,7. I guadagni del calciomercato, invece, vengono reinvestiti: “Perché per garantirsi il cartellino di decine di talenti da trasformare in campioni, per quanto siano giovani e possano costare poco, ci vogliono soldi”. Il resto lo fanno un ambiente sereno e un quadro tecnico sapiente, guidato da un grande maestro di calcio come Guidolin. L’Udinese è un meccanismo ormai consolidato, ma ulteriormente perfettibile: “Il nostro prossimo obiettivo è aumentare i ricavi, diversificando le entrate”, conclude Rigotto. Anche qui per un ulteriore salto di qualità si punta sullo stadio. E il progetto è già in fase avanzata: i lavori di ristrutturazione sono cominciati il mese scorso, presto il Friuli diventerà il secondo stadio di proprietà in Serie A.

 

Juventus: le vittorie sul campo nascono dal piano industriale che si è dato la società

Sia Catania che Udinese guardano allo stadio di proprietà come chiave di volta per il futuro. Ne ha già uno, invece, la Juventus, che proprio ad esso deve parte delle sue recenti fortune. La rinascita della Juve ha origine esattamente due anni fa di questi tempi, come racconta al fattoquotidiano.it Aldo Mazzia, amministratore delegato della Juventus: “Nel 2011 chiudevamo il peggior bilancio della storia del club (95 milioni di passivo, nda), al termine di due stagioni a dir poco catastrofiche dal punto di vista sportivo, con due settimi posti. Ci voleva una svolta. Abbiamo redatto un vero e proprio piano industriale, che prevedeva il rilancio della prima squadra e del settore giovanile, e l’utilizzo del nuovo stadio”. Non tutte le ciambelle riescono col buco, quella della Juventus sì: in due anni sono arrivati due scudetti, firmati dalla mano di Antonio Conte. Ma anche il bilancio ha segnato una clamorosa inversione di tendenza: nel 2012 il passivo si è dimezzato a 48 milioni, il 2013 si chiuderà ancora in rosso ma solo di pochi milioni. Un risultato ancor più degno di nota perché conseguito senza sacrifici sul mercato (come hanno fatto altre big italiane), ma accrescendo il fatturato.

 

E qui entra in gioco lo stadio. L’impianto di proprietà ha più che triplicato i ricavi da gara, passati dagli 11 milioni del 2011 ai 38 del 2013. Senza dimenticare il clima di identificazione totale fra squadra e tifosi che si è creato nella nuova struttura, e che ha permesso alla Juventus di migliorare il proprio rendimento nelle partite casalinghe. Nei successi della Juve lo stadio ha avuto un ruolo importante. E nel calcio le vittorie portano soldi: solo dalla Champions League sono arrivati circa 50 milioni, e sono aumentati anche i ricavi da diritti tv (per la parte legata ai risultati) e da sponsor.

 

Per il futuro la Juventus pensa ancora più in grande. La settimana scorsa è stato firmato il contratto con il Comune di Torino (cui andranno 11,7 milioni) per la concessione dell’area della Continassa per i prossimi 99 anni. Entro giugno 2015 nascerà la Cittadella della Juventus, per un investimento di circa 200 milioni (170 milioni da parte di investitori terzi, già individuati). Oltre alla sede sociale e a un centro di allenamento (questi a carico della Juventus), sorgeranno anche un Media center, una piccola area residenziale, un cinema multisala, un albergo a quattro stelle e un concept-store. In queste ultime due strutture la Juventus dovrebbe mantenere una quota di minoranza, “proprio nell’ottica di diversificare le entrate del club”, commenta Mazzia. Che aggiunge. “Abbiamo anche cominciato ad investire in maniera pesante sul settore giovanile, circa 10 milioni di euro l’anno: fra qualche stagione speriamo di vedere risultati importanti pure su questo fronte”.

 

La prossima sfida sarà eliminare il segno meno dai conti della società: “Potremmo raggiungere il pareggio di bilancio già nel 2014, sarebbe un grande risultato”, rivela l’amministratore delegato. Poi si punterà ad accrescere ulteriormente i ricavi: significherebbe avere più soldi da spendere sul mercato e per gli ingaggi. “Nel piano industriale, che scade nel 2016, ci siamo posti degli obiettivi di crescita. Nel 2014 non dovrebbe esserci un aumento significativo, stante anche la situazione generale dell’economia italiana. Ma negli anni a venire contiamo di incrementare il fatturato con politiche commerciali e di sviluppo e internazionalizzazione del brand”. Gli affari societari, del resto, sono già in piena espansione: nel 2013 il fatturato netto dovrebbe avvicinarsi ai 270 milioni di euro. L’obiettivo, non semplice, è sfondare quota 300. A quel punto la Juventus entrerebbe davvero nell’elite del calcio europeo, dal punto di vista finanziario. “E anche sul campo la lotta con le grandi d’Europa sarebbe meno impari”, conclude Mazzia.

 

A vederlo con gli occhi di Juventus, Udinese e Catania il futuro del calcio italiano fa un po’ meno paura. Ci si può riuscire applicando grande rigore nei bilanci. Investendo nello scouting e nei settori giovanili. Incrementando marketing e merchandising, frontiera ancora inesplorata. O costruendo stadi e impianti di proprietà che diano alla squadra identità e solide fondamenta economiche. Meglio ancora sarebbe in tutti questi modi messi insieme. Ma fare un calcio sostenibile è davvero possibile. Persino in Italia.

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La Juventus un errore l'ha commesso, lo dico da vice presidente di un club juventino doc, cioè riconosciuto ufficialmente.Lo stadio è troppo piccolo, con 55.000 posti era perfetto, considerate che al massimo la Juventus vende 27.400 abbonamenti, 2000 sono del settore ospiti(spesso vuoto), 1500 tra sponsor e affini, restano per i club doc come il mio e la vendita libera circa 8000 tagliandi...una miseria ve lo assicuro, quest'anno si rischia di non avere nemmeno un abbonamento in vendita libera in quanto tutti tendono a confermare il prezioso posto allo stadium, inoltre i prezzi hanno subito un impennata del 5-10% per chi conferma l'abbonamento, del 20-30% per chi l'acquista nuovo.

Ecco l'errore è la capienza, peccato perchè ad oggi la Juventus ha richieste medie per ogni partita superiore alla capienza attuale, anzi direi che i 45.000-50.000 si avrebbero anche per un match tipo Juventus-Sassuolo.

Comunque, settimana scorsa parlando con uno che è dentro la società, mi ha riferito che tra due-tre stagioni se la tendenza dovesse confermarsi, la Juventus amplierà lo stadium di 8000 posti portando la capienza a 48.000 circa che è il limite di portata per l'attuale struttura, i lavori si dovrebbero compiere in soli 3 mesi.Speriamo.

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Si parla di un interessamento di Napoli e Milan per Cerci, dopo il riscatto del Toro.

Non mi spiacerebbe vederlo in azzurro.

:gia:

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tra due-tre stagioni se la tendenza dovesse confermarsi, la Juventus amplierà lo stadium di 8000 posti portando la capienza a 48.000 circa che è il limite di portata per l'attuale struttura, i lavori si dovrebbero compiere in soli 3 mesi.Speriamo.

Speriamo... non mi è ancora riuscito di andare allo J-Stadium (capienza 41.000 quindi +7 mila immagino :asd) perché trovare un biglietto è più facile che vincere al superenalotto :piantoacatinelle

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Speriamo... non mi è ancora riuscito di andare allo J-Stadium (capienza 41.000 quindi +7 mila immagino :asd) perché trovare un biglietto è più facile che vincere al superenalotto :piantoacatinelle

 

 

Se hai la tessera del tifoso, ti potrei aiutare, ci sono molti abbonati che non vanno per le partite non di cartello e se hai la tessera del tifoso è facile fare il cambio utilizzatore.

Inoltre ho conosciuto un ragazzo che segue la Juve in ogni dove(LETTERALMENTE), l'anno scorso ha seguito tutte le partire in casa e trasferta, mi ha detto che se voglio fare trasferte non ci sono problemi,basta avere tessera tifoso, io avrei intenzione di farmi Genova, Verona, bergamo e Modena...moglie e bimba permettendo of course. :asd

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A' la Kuyt?

 

Mah, soprattutto per avere una variante sulle fasce.

A Napoli nessuno salta l'uomo dai tempi di Turrini.

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Se hai la tessera del tifoso, ti potrei aiutare, ci sono molti abbonati che non vanno per le partite non di cartello e se hai la tessera del tifoso è facile fare il cambio utilizzatore.

Inoltre ho conosciuto un ragazzo che segue la Juve in ogni dove(LETTERALMENTE), l'anno scorso ha seguito tutte le partire in casa e trasferta, mi ha detto che se voglio fare trasferte non ci sono problemi,basta avere tessera tifoso, io avrei intenzione di farmi Genova, Verona, bergamo e Modena...moglie e bimba permettendo of course. :asd

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Premium member 50 euro=tessera tifoso+prelazione prima della vendita libera+qualche gadgets+ col cazzo che prendi i biglietti a meno che stai attaccato 48 ore al PC consecutivamente.(si rinnova annualmente)

Juventus stadium member 15 euro= tessera tifoso base, validità tre anni.con questa puoi fare cambi abbonamenti e trasferte.(idem con la Premium member)

 

Ti è chiaro ora.?

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