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In peggio E in meglio. Perchè Pisapia, Renzi, Serracchiani, Marino sono cambiamenti (per ora locali) in meglio. In più nel passato Prodi dopo il fallimento della gioiosa macchina da guerra, ma non riapriamo vecchie storie. Basta il recente.

 

In generale su questo tema sono contro la riforma, ma trovo deprecabile che il M5S lo stia cavalcando. Da chi ha Guru costituzionalisti del calibro di quelli già sentiti e che sulla costituzione e il parlamento cambia idea ogni due mesi lezioni non le prendo.

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A me Berlusconi non piace, ma un minimo di persecuzione mi sa che c'è davvero... Se continuano così lo voto. Giuro.   Va bene che è un politico poco risolutivo e che non ha fatto tutto quello che g

Allora mettiamo qualche puntino sulle i perché sinceramente mi sono rotto di assistere a continui ribaltamenti della realtà.   La discussione è partita as usual tra me e Keitaro. Io dicevo di esse

Abbiamo smacchiato il giaguaro :D

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In peggio E in meglio. Perchè Pisapia, Renzi, Serracchiani, Marino sono cambiamenti (per ora locali) in meglio. In più nel passato Prodi dopo il fallimento della gioiosa macchina da guerra, ma non riapriamo vecchie storie. Basta il recente.

 

In generale su questo tema sono contro la riforma, ma trovo deprecabile che il M5S lo stia cavalcando. Da chi ha Guru costituzionalisti del calibro di quelli già sentiti e che sulla costituzione e il parlamento cambia idea ogni due mesi lezioni non le prendo.

Non mi pare di aver mai citato il M5s. Quello che sta sostenendo l'attuale maggioranza è una riforma indegna da ogni punto di vista... A cominciare dalla procedura di riforma costituzionale stravolta.

Sulla Serracchiani nutro speranze su Renzi (proprio) nessuna.

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La domanda è meno scontata di quanto sembri. Ogni volta che rimarco come in Parlamento gli unici a fare opposizione siano M5S e Sel, arrivano puntualmente gli strali di molti – non tutti – Cinque Stelle. Deputati, senatori e attivisti mi rimproverano di non fare i dovuti distinguo tra quella che secondo loro è opposizione dura e pura (M5S) e chi invece succhia la ruota altrui per poi prenderne i meriti (Sel).

M5S rinfaccia a Sel di non sporcarsi mai le mani fino in fondo; di aver deciso di fare opposizione soltanto dopo aver sfruttato l’accordo elettorale con il Pd (senza il quale neanche sarebbe entrata in Parlamento, come accaduto a Rivoluzione Civile); di dire “no” senza urlarlo mai troppo, lasciando – come per il no ai rimborsi elettorali o allo stupro dell’articolo 138 della Costituzione – che sia sempre il M5S a rischiare in loro vece. Eccetera.

Condivido solo in parte. Non ignoro l’entità diversa delle due opposizioni, certo maggiore – sia per quantità che per impegno – nel M5S. Potrei addurre molti esempi. E neanche ignoro quell’approccio qua e là retorico, un po’ troppo equilibrista e più ancora veterocomunista, come attestano le supercazzole enfatiche di Vendola o gli afflati “femministaioli” militanti (cit Gaber) di Laura Boldrini. Lo so che l’ostruzionismo autentico è quello 5 Stelle. Lo so.

So però che Sel, all’interno del centrosinistra, è stata l’unica forza ad assumere un atteggiamento coerente dopo il voto. A fronte di un Pd che ha sputato in faccia a tutti i suoi elettori (e il bello è che molti di loro fingono di non essersene accorti), Sel ha creduto in un progetto di governo bocciato dagli elettori. A quel punto, coerentemente e senza ipocrisie, e pur con una risacca interna che fatica a rompere con il Pd e ne alimenta le ambiguità, ha detto no al Governo del Partito Unico. E ha fatto opposizione. Ogni giorno. Sugli F35, sul caso Shalabayeva, sul “decreto del fare“. E via così.

Se avessi votato Pd, sarei arrabbiatissimo. Se avessi votato Sel, non mi sarei pentito della scelta.

Se poi vogliamo fare la gara a chi ce l’ha più lungo, posso certo dire che la portata di M5S è più innovatrice, ribelle e risoluta di quella di Sel. Ma non so quanto tale gara sia oggi producente. In un momento così cupo per la politica italiana, sempre più ostaggio di una casta arrogante e spietata, trovo salutare il lavoro di M5S come pure di Sel (e tutto sommato di Azione Civile, benché extraparlamentare).

La corsa a chi è più duro e puro non mi ha mai affascinato granché. Ancor più in tempi di emergenza democratica. Mi piace l’operato di M5S, che dopo due mesi di sbandamenti evidenti ha sbagliato ben poco dalla scelta di Rodotà al Quirinale in poi (con l’eccezione dell’epurazione Gambaro: un obbrobrio). Stanno facendo quello per cui sono stati votati: proteggere la Costituzione e opporsi a questa ghenga di gerarchi quasi sempre improponibili. E lo stanno facendo bene. Ma mi piace anche, sebbene coi dovuti distinguo, l’operato di Sel. E di gente come Fava e Airaudo ne vorrei tanta, ma tanta, in Parlamento.

E’ un po’ come nella musica. Lo so che Hendrix resta Hendrix e Stevie Ray resta Stevie Ray, ma non vedo perché – in un’era di crisi creativa pressoché totale – debba buttar via le canzoni di John Mayer (e qui i fighetti alternativi inorridiranno: gne gne) o gli assolo di Joe Bonamassa.

Qua c’è da far fronte comune allo sfacelo, ragazzi. Mica da eleggere il parlamentare mejo figo del bigoncio

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Se con "ar culo" intendi che Berlusconi l'ha preso in culo non sono d'accordo.

Da quando è cominciata a circolare il rumor che potevano ridurre gli anni di interdizione dai pubblici uffici ho temuto questa situazione.

 

Berlusconi adesso, con tutte le lungaggini procedurali, ha un sacco di spazio per trattare/creare problemi, ad esempio:

_ Può farsi un anno di servizi sociali/domiciliari tenendo su il governo e poi prima che ci sia la rimodulazione dell'interdizione far cadere il governo e ricandidarsi

_ Può far cadere tutto subito e provare a vincere le elezioni prima che entrambe le parti della pena siano esecutive

_ Può negoziare una amnistia negli X mesi che ci si mette a riunire la giunta per farlo decadere

 

Insomma, sicuramente non è un annullamento però comunque adesso la situazione è piena di zone grigie nelle quali ci sguazza.

 

Ricordo inoltre che siccome verrà emessa nuova pena sull'interdizione Berlusconi potrà ricorrere nuovamente in cassazione contro la nuova pena accessoria, allungando ancora il brodo.

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scusa tommà, se ha una pena detentiva di 4 anni, come può ricandidarsi tra un anno, un anno e mezzo, quando cade il governo? interdizione o no, che arriverà cmq prima o poi, un pregiudicato che sta scontando la sua condanna non può mica presentarsi alle elezioni.

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Tre anni su quattro sono indultati (quello di Prodi, sigh), la pena effettiva è di uno.

 

E ci sono tutti i tempi morti nei quali il parlamento (il potere legislativo) deve recepire la sentenza della magistratura, in questo caso sono almeno due i tempi morti: quello in cui recepire la pena per frode fiscale e quello in cui recepire (se confermata dopo il secondo appello inevitabile) quella per interdizione.

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Guest Nigma

Diceva Travaglio oggi che, per effetto della legge Severino (approvata anche coi voti del PDL), un pregiudicato non può avanzare la sua candidatura alle elezioni se la pena che gli è stata inflitta è superiore ai 2 anni: l'indulto modifica i termini dell'esecuzione delle pena, non l'entità della condanna, quindi a tutti gli effetti Berlusconi non potrà (o potrebbe, vah) più ricandidarsi. A meno che Travaglio non sbagliasse.

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ah. va beè ma per me tempo qualche mese e arriva l'interdizione. poi se lo bevono pure con ruby e allora si dovrà fare il carcere.

 

Le tempistiche delle corti d'appello sono lunghissime. La sentenza d'appello di Ruby non la vediamo prima di qualche anno.

 

Poi ho aggiunto sopra che ci sono delle zone grigissime sul recepimento parlamentare delle condanne. Per Previti ci hanno messo nove mesi a dichiararlo decaduto e a renderlo "arrestabile". Inoltre la corte d'appello di Milano può discrezionalmente decidere di aspettare l'emissione della sentenza sulla interdizione a data certamente riunibile con la pena principale. Comunque essendo nuova sentenza Silvio può appellarsi ancora in Cassazione alla nuova quantificazione dell'interdizione e ripartono le danze.

 

Per me ha proprio ottenuto il massimo che poteva ottenere contrattando con Napolitano o chi per lui. Tempo per organizzarsi, ancora una volta.

Poi magari gli va male, però spazio per muoversi ce l'ha con questa sentenza.

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Che a quanto mi ricordo ci sono molti reati esclusi dall'incandidabilità del DDL Severino, non ho idea se l'evasione fiscale rientri. Di solito Travaglio non canna queste cose.

 

Su internet si trova solo il capoverso del decreto:

Non possono essere candidati e non possono comunque ricoprire la carica di deputato e di senatore: a) coloro che hanno riportato condanne definitive a pene superiori a due anni di reclusione per i delitti, consumati o tentati, previsti dall'articolo 51, commi 3-bis e 3-quater, del codice di procedura penale; b] coloro che hanno riportato condanne definitive a pene superiori a due anni di reclusione per i delitti, consumati o tentati, previsti nel libro II, titolo II, capo I, del codice penale; c) coloro che hanno riportato condanne definitive a pene superiori a due anni di reclusione, per delitti non colposi, consumati o tentati, per i quali sia prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a quattro anni, determinata ai sensi dell'articolo 278 del codice di procedura penale

 

Interpretazione complessa per il poco che mastico. Ci sono i due grassetti neri che limitano i reati e lì bisognerebbe sapere a quali si riferiscono. Poi però ci sono i due grassetti colorati che riferendosi all'articolo 278 (generico sulle pene) sembrano parlare di qualunque reato. C'è comunque il rossoVSblu da considerare e la faccenda di cosa faccia effettivamente l'indulto se condoni ma non cancelli la pena o no e quale effetto abbia sull'interpretazione del rosso.

 

Più che altro temo il cetriolo che ci voglia comunque un voto della giunta per le elezioni nel caso sia effettivamente così, perchè secondo questo altro paragrafo:

Qualora una causa di incandidabilità di cui all'articolo 1 sopravvenga o comunque sia accertata nel corso del mandato elettivo, la Camera di appartenenza delibera ai sensi dell'articolo 66 della Costituzione. A tal fine le sentenze definitive di condanna di cui all'articolo 1, emesse nei confronti di deputati o senatori in carica, sono immediatamente comunicate, a cura del pubblico ministero presso il giudice indicato nell'articolo 665 del codice di procedura penale, alla Camera di rispettiva appartenenza

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boh è un pregiudicato a tutti gli effetti. troverei strano riuscisse a candidarsi, ma parlo più a senso che altro.

 

Sono solo pessimista perchè non voglio più illudermi.

 

Comunque di pregiudicati (condannati in via definitiva) in parlamento ce ne sono sempre stati tanti.

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in realtà questa sentenza segna il fallimento della giustizia italiana, incapace di condannare a pena detentiva i due più grandi ladri della storia repubblicana degli ultimi 30 anni (almeno a livello di simboli)

 

vero, se non fosse entrato in politica sarebbe in galera da 20 anni almeno...ma non è una giustificazione, è purtroppo un'aggravante

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Sono solo pessimista perchè non voglio più illudermi.

 

Comunque di pregiudicati (condannati in via definitiva) in parlamento ce ne sono sempre stati tanti.

 

Quindi dove sta il problema?  :asd

 

E al prossimo giro elettorale FI prenderà un mucchio di voti (per chi ci andrà). Take easy!  :smiley-dance013:

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33 anni oggi senza sapere ancora bene cosa è successo......Che schifo.

 

 

Sempre attuale

 

Io so.

Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato "golpe" (e che in realtà è una serie di "golpe" istituitasi a sistema di protezione del potere).

Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969.

Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974.

Io so i nomi del "vertice" che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di "golpe", sia i neo-fascisti autori materiali delle prime stragi, sia infine, gli "ignoti" autori materiali delle stragi più recenti.

Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi, opposte, fasi della tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969) e una seconda fase antifascista (Brescia e Bologna 1974).

Io so i nomi del gruppo di potenti, che, con l'aiuto della Cia (e in second'ordine dei colonnelli greci della mafia), hanno prima creato (del resto miseramente fallendo) una crociata anticomunista, a tamponare il '68, e in seguito, sempre con l'aiuto e per ispirazione della Cia, si sono ricostituiti una verginità antifascista, a tamponare il disastro del "referendum".

Io so i nomi di coloro che, tra una Messa e l'altra, hanno dato le disposizioni e assicurato la protezione politica a vecchi generali (per tenere in piedi, di riserva, l'organizzazione di un potenziale colpo di Stato), a giovani neo-fascisti, anzi neo-nazisti (per creare in concreto la tensione anticomunista) e infine criminali comuni, fino a questo momento, e forse per sempre, senza nome (per creare la successiva tensione antifascista). Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro a dei personaggi comici come quel generale della Forestale che operava, alquanto operettisticamente, a Città Ducale (mentre i boschi italiani bruciavano), o a dei personaggio grigi e puramente organizzativi come il generale Miceli.

Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro ai tragici ragazzi che hanno scelto le suicide atrocità fasciste e ai malfattori comuni, siciliani o no, che si sono messi a disposizione, come killer e sicari.

Io so tutti questi nomi e so tutti i fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli.

Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.

Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà, la follia e il mistero.

Tutto ciò fa parte del mio mestiere e dell'istinto del mio mestiere. Credo che sia difficile che il mio "progetto di romanzo", sia sbagliato, che non abbia cioè attinenza con la realtà, e che i suoi riferimenti a fatti e persone reali siano inesatti. Credo inoltre che molti altri intellettuali e romanzieri sappiano ciò che so io in quanto intellettuale e romanziere. Perché la ricostruzione della verità a proposito di ciò che è successo in Italia dopo il '68 non è poi così difficile.

Tale verità - lo si sente con assoluta precisione - sta dietro una grande quantità di interventi anche giornalistici e politici: cioè non di immaginazione o di finzione come è per sua natura il mio. Ultimo esempio: è chiaro che la verità urgeva, con tutti i suoi nomi, dietro all'editoriale del "Corriere della Sera", del 1° novembre 1974.

Probabilmente i giornalisti e i politici hanno anche delle prove o, almeno, degli indizi.

Ora il problema è questo: i giornalisti e i politici, pur avendo forse delle prove e certamente degli indizi, non fanno i nomi.

A chi dunque compete fare questi nomi? Evidentemente a chi non solo ha il necessario coraggio, ma, insieme, non è compromesso nella pratica col potere, e, inoltre, non ha, per definizione, niente da perdere: cioè un intellettuale.

Un intellettuale dunque potrebbe benissimo fare pubblicamente quei nomi: ma egli non ha né prove né indizi.

Il potere e il mondo che, pur non essendo del potere, tiene rapporti pratici col potere, ha escluso gli intellettuali liberi - proprio per il modo in cui è fatto - dalla possibilità di avere prove ed indizi.

Mi si potrebbe obiettare che io, per esempio, come intellettuale, e inventore di storie, potrei entrare in quel mondo esplicitamente politico (del potere o intorno al potere), compromettermi con esso, e quindi partecipare del diritto ad avere, con una certa alta probabilità, prove ed indizi.

Ma a tale obiezione io risponderei che ciò non è possibile, perché è proprio la ripugnanza ad entrare in un simile mondo politico che si identifica col mio potenziale coraggio intellettuale a dire la verità: cioè a fare i nomi.

Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia.

All'intellettuale - profondamente e visceralmente disprezzato da tutta la borghesia italiana - si deferisce un mandato falsamente alto e nobile, in realtà servile: quello di dibattere i problemi morali e ideologici.

Se egli vien messo a questo mandato viene considerato traditore del suo ruolo: si grida subito (come se non si aspettasse altro che questo) al "tradimento dei chierici" è un alibi e una gratificazione per i politici e per i servi del potere.

Ma non esiste solo il potere: esiste anche un'opposizione al potere. In Italia questa opposizione è così vasta e forte da essere un potere essa stessa: mi riferisco naturalmente al Partito comunista italiano.

È certo che in questo momento la presenza di un grande partito all'opposizione come è il Partito comunista italiano è la salvezza dell'Italia e delle sue povere istituzioni democratiche.

Il Partito comunista italiano è un Paese pulito in un Paese sporco, un Paese onesto in un Paese disonesto, un Paese intelligente in un Paese idiota, un Paese colto in un Paese ignorante, un Paese umanistico in un Paese consumistico. In questi ultimi anni tra il Partito comunista italiano, inteso in senso autenticamente unitario - in un compatto "insieme" di dirigenti, base e votanti - e il resto dell'Italia, si è aperto un baratto: per cui il Partito comunista italiano è divenuto appunto un "Paese separato", un'isola. Ed è proprio per questo che esso può oggi avere rapporti stretti come non mai col potere effettivo, corrotto, inetto, degradato: ma si tratta di rapporti diplomatici, quasi da nazione a nazione. In realtà le due morali sono incommensurabili, intese nella loro concretezza, nella loro totalità. È possibile, proprio su queste basi, prospettare quel "compromesso", realistico, che forse salverebbe l'Italia dal completo sfacelo: "compromesso" che sarebbe però in realtà una "alleanza" tra due Stati confinanti, o tra due Stati incastrati uno nell'altro.

Ma proprio tutto ciò che di positivo ho detto sul Partito comunista italiano ne costituisce anche il momento relativamente negativo.

La divisione del Paese in due Paesi, uno affondato fino al collo nella degradazione e nella degenerazione, l'altro intatto e non compromesso, non può essere una ragione di pace e di costruttività.

Inoltre, concepita così come io l'ho qui delineata, credo oggettivamente, cioè come un Paese nel Paese, l'opposizione si identifica con un altro potere: che tuttavia è sempre potere.

Di conseguenza gli uomini politici di tale opposizione non possono non comportarsi anch'essi come uomini di potere.

Nel caso specifico, che in questo momento così drammaticamente ci riguarda, anch'essi hanno deferito all'intellettuale un mandato stabilito da loro. E, se l'intellettuale viene meno a questo mandato - puramente morale e ideologico - ecco che è, con somma soddisfazione di tutti, un traditore.

Ora, perché neanche gli uomini politici dell'opposizione, se hanno - come probabilmente hanno - prove o almeno indizi, non fanno i nomi dei responsabili reali, cioè politici, dei comici golpe e delle spaventose stragi di questi anni? È semplice: essi non li fanno nella misura in cui distinguono - a differenza di quanto farebbe un intellettuale - verità politica da pratica politica. E quindi, naturalmente, neanch'essi mettono al corrente di prove e indizi l'intellettuale non funzionario: non se lo sognano nemmeno, com'è del resto normale, data l'oggettiva situazione di fatto.

L'intellettuale deve continuare ad attenersi a quello che gli viene imposto come suo dovere, a iterare il proprio modo codificato di intervento.

Lo so bene che non è il caso - in questo particolare momento della storia italiana - di fare pubblicamente una mozione di sfiducia contro l'intera classe politica. Non è diplomatico, non è opportuno. Ma queste categorie della politica, non della verità politica: quella che - quando può e come può - l'impotente intellettuale è tenuto a servire.

Ebbene, proprio perché io non posso fare i nomi dei responsabili dei tentativi di colpo di Stato e delle stragi (e non al posto di questo) io non posso pronunciare la mia debole e ideale accusa contro l'intera classe politica italiana.

E io faccio in quanto io credo alla politica, credo nei principi "formali" della democrazia, credo nel Parlamento e credo nei partiti. E naturalmente attraverso la mia particolare ottica che è quella di un comunista.

Sono pronto a ritirare la mia mozione di sfiducia (anzi non aspetto altro che questo) solo quando un uomo politico - non per opportunità, cioè non perché sia venuto il momento, ma piuttosto per creare la possibilità di tale momento - deciderà di fare i nomi dei responsabili dei colpi di Stato e delle stragi, che evidentemente egli sa, come me, non può non avere prove, o almeno indizi.

Probabilmente - se il potere americano lo consentirà - magari decidendo "diplomaticamente" di concedere a un'altra democrazia ciò che la democrazia americana si è concessa a proposito di Nixon - questi nomi prima o poi saranno detti. Ma a dirli saranno uomini che hanno condiviso con essi il potere: come minori responsabili contro maggiori responsabili (e non è detto, come nel caso americano, che siano migliori). Questo sarebbe in definitiva il vero Colpo di Stato.

 

PPP

http://www.corriere.it/speciali/pasolini/ioso.html

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Guest Nigma

in realtà questa sentenza segna il fallimento della giustizia italiana, incapace di condannare a pena detentiva i due più grandi ladri della storia repubblicana degli ultimi 30 anni (almeno a livello di simboli)

 

vero, se non fosse entrato in politica sarebbe in galera da 20 anni almeno...ma non è una giustificazione, è purtroppo un'aggravante

 

Berlusconi è stato condannato a 4 anni di carcere in via definitiva nonostante sia uno degli uomini più potenti e ricchi del nostro paese e abbia esercitato pressioni politiche mastodontiche: dove sarebbe il fallimento della giustizia italiana in quanto "incapace di condannare a pena detentiva", scusami? I 4 anni sono a tutti gli effetti pena detentiva. Che t'aspettavi, perdonami, di vederlo dietro le sbarre con la palla al piede come un membro della banda Bassotti? Il fatto che non entrerà mai in una patria galera (non credo lo avrebbe ugualmente fatto per raggiunti limiti di età, dicevano ieri) non modifica la sostanza dell'evento: Berlusconi è a tutti gli effetti un pregiudicato per frode fiscale. Non capisco davvero: prima tutti (tanti, diciamo) a dire "tanto non lo condanneranno mai, figuriamoci, la giustizia italiana...", mo' che lo condannano "eh ma in carcere mica ci va, figuriamoci, la giustizia italiana...", ove ci fosse andato che si direbbe, che dovrebbe stare a pane e acqua e senza ora d'aria? Mah, non capisco.

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Berlusconi è stato condannato a 4 anni di carcere in via definitiva nonostante sia uno degli uomini più potenti e ricchi del nostro paese e abbia esercitato pressioni politiche mastodontiche: dove sarebbe il fallimento della giustizia italiana in quanto "incapace di condannare a pena detentiva"? I 4 anni sono a tutti gli effetti pena detentiva. Che t'aspettavi, di vederlo dietro le sbarre con la palla al piede come un membro della banda Bassotti? Il fatto che non entrerà mai in una patria galera (non credo lo avrebbe ugualmente fatto per raggiunti limiti di età, dicevano ieri) non modifica la sostanza dell'evento: Berlusconi è a tutti gli effetti un pregiudicato per frode fiscale. Non capisco davvero: prima tutti (tanti, diciamo) a dire "tanto non lo condanneranno mai, figuriamoci, la giustizia italiana...", mo' che lo condannano "eh ma in carcere mica ci va, figuriamoci, la giustizia italiana...", ove ci fosse andato che si direbbe, che dovrebbe stare a pane e acqua e senza ora d'aria? Mah.

 

 

Pena detentiva per me equivale quasi solo e sempre a "stare dietro le sbarre". Visione limitata e limitante, me ne rendo conto. ove fosse andato in carcere - come chi ruba dal "pubblico" o evade dovrebbe fare indipendentemente dall'età - credo che tutti sarebbero stati contenti. Ma in italia il carcere non va di moda manco per reati ben più gravi. Aggiungo amaramente"purtroppo".

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Berlusconi è stato condannato a 4 anni di carcere in via definitiva nonostante sia uno degli uomini più potenti e ricchi del nostro paese e abbia esercitato pressioni politiche mastodontiche: dove sarebbe il fallimento della giustizia italiana in quanto "incapace di condannare a pena detentiva"? I 4 anni sono a tutti gli effetti pena detentiva. Che t'aspettavi, di vederlo dietro le sbarre con la palla al piede come un membro della banda Bassotti? Il fatto che non entrerà mai in una patria galera (non credo lo avrebbe ugualmente fatto per raggiunti limiti di età, dicevano ieri) non modifica la sostanza dell'evento: Berlusconi è a tutti gli effetti un pregiudicato per frode fiscale. Non capisco davvero: prima tutti (tanti, diciamo) a dire "tanto non lo condanneranno mai, figuriamoci, la giustizia italiana...", mo' che lo condannano "eh ma in carcere mica ci va, figuriamoci, la giustizia italiana...", ove ci fosse andato che si direbbe, che dovrebbe stare a pane e acqua e senza ora d'aria? Mah.

 

 

In un paese normale sarebbe in carcere da oltre 20 anni, con tanto di chiave buttata nel tombino. Nel frattempo, ha avuto tutto il tempo di farsi i cazzi suoi, parare il culo alle proprie aziende e devastare l'italia (con la complicità del nostro popolo di pecore).

Il fatto che sia a tutti gli effetti un pregiudicato modifica il giudizio che avevi di lui? è una formalità, quello che penso oggi di berlusconi è quello che pensavo già 15 anni fa e non ho certo bisogno che me lo spieghi la cassazione.

E stai pur certo che chi ottusamente lo ritiene un perseguitato, continuerà ad esserne più che convinto. Male che va poi ci sta sempre Hammamet, magari nella dimora del suo amichetto morto ladro e latitante, oppure l'amico Putin potrebbe offrirgli un posto letto.

 

Berlusconi e il cinghialone rappresentano la mia personale definizione di "disprezzo" e l'esatto contrario dell'essere statista. Mentre la DC, pur piena di mafiosi e stragisti, mangiava l'italia, almeno a qualcuno dava da mangiare. I "socialisti" se la son bevuta e fumata tutta, e B l'ha piegata ai suoi interessi personali.

Non ho pertanto nessuna voglia di esaltare una giustizia che ha fatto il solletico a uno e ha impiegato più di 20 anni per passare in giudicato l'altro.

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