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Il sistema sanitario non era assolutamente pronto ad affrontare questo virus: gli ospedali sono andati in tilt ed anche per questo, ma non solamente, sono morte tante persone... tra cui mio padre

Cosa ho fatto di male per leggere ancora affermazioni quali "meno di diritti dei cani" o "lo Stato continua a vendere tabacco": sono estremismi che non tengono conto di esigenze fisiologiche (il cagar

Per fortuna ci sono quelli che in tutti gli ambiti non capiscono un cazzo

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Solo a me gira le balle questa gara a chi trova la strage più lontana per dire "eh... E la loro bandiera non la mettiamo?".

Ma Dio santo, ci si mette pure Crozza ora. Ci starà anche il fatto che se ti capita qualcosa di più vicino (km, culturalmente, minaccia comune etc) la si senta appunto più vicina? No?

Non vedo nessuno scandalizzarsi di altre cronache lontane se non quando si deve per forza fare lo strafigo/alternativo quando tutti sono in lutto per qualcosa. Bah

 

Altrimenti dovremmo stare tutto il giorno a disperarci per assassinii di chissà dove. Molto realistica come cosa.

 

post del mese.

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Sicuramente d'accordo con Garion sull'andare contro l'hipster da strage.

 

Però anche la moda del lutto (o indignazione) da social un tanto al chilo è piuttosto triste.

Ma certamente, ho visto bandiere francesi anche su foto in bikini (saremmo a novembre...).

Amarezza a prescindere, però almeno quelli che sono in lutto per moda non stanno li a mettersi sul piedistallo (auto costruito, tra l'altro) per indicarti come ipocrita.

Successe anche quando ci fu la strage di bambini palestinesi, qualche mese fa "eh ma ne son morti pure nel paese X dell'africa". Quindi non bisogna dire nulla? O bisogna dire sempre tutto?

Guarda sti ignoranti presuntuosi mi danno un fastidio che non avete idea.

Intellettualoidi di sto cazzo

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almeno quelli che sono in lutto per moda non stanno li a mettersi sul piedistallo (auto costruito, tra l'altro) per indicarti come ipocrita

 

Meh, nel senso, forse non accuseranno di ipocrisia nessuno ma si sta creando un pericoloso popolo di indignati o piangenti a seconda "fatto della settimana" (politici, mafia, morti, terrorismo, malaffare, eliminazioni di xfactor...) per mostrarsi alla moda e collegati al sentire comune. Ogni notizia o evento si mischia in un terrificante brodo ribollente di status, hashtag e condivisioni ognuno buttato lì come se fosse la cosa più importante del mondo, ognuno ugualmente e inevitabilmente dimenticato. Azioni concrete zero, per giunta con autoassoluzione del "ho fatto qualcosa".

 

Per me sono due storture uguali e contrarie. Tanto la banalizzazione caciarona da gregge quanto la provocazione snob contro-per-essere-contro-quello-che-fano-gli-altri.

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Meh, nel senso, forse non accuseranno di ipocrisia nessuno ma si sta creando un pericoloso popolo di indignati o piangenti a seconda "fatto della settimana" (politici, mafia, morti, terrorismo, malaffare, eliminazioni di xfactor...) per mostrarsi alla moda e collegati al sentire comune. Ogni notizia o evento si mischia in un terrificante brodo ribollente di status, hashtag e condivisioni ognuno buttato lì come se fosse la cosa più importante del mondo, ognuno ugualmente e inevitabilmente dimenticato. Azioni concrete zero, per giunta con autoassoluzione del "ho fatto qualcosa".

 

Per me sono due storture uguali e contrarie. Tanto la banalizzazione caciarona da gregge quanto la provocazione snob contro-per-essere-contro-quello-che-fano-gli-altri.

Ci sta. Io detesto di più la seconda parte, perché i primi li vedo solo come stupidotti che non ci arrivano.

Tipo quelli che seguono la D'urso e pendono dalle sue labbra. O da quelle di Salvini...

Mica gliene puoi fare una colpa, son limitati.

 

É il suffragio universale che rovina tutto :asd

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La «Saudi connection» che frena la lotta all’Isis

In questi giorni appare folgorante una frase riportata dal Financial Times del defunto principe Saud Feisal al segretario di Stato Usa John Kerry: «Daesh è la nostra risposta sunnita al vostro appoggio in Iraq agli sciiti dopo la caduta di Saddam». Ecco in cosa consiste la Saudi Connection: una politica estera intossicata dalle involuzioni di Riad con i jihadisti mentre la sua campagna militare in Yemen, denominata “Decisive Storm”, è diventata un Vietnam del Golfo.

La Saudi Connection è soprattutto il rapporto ombelicale che da 70 anni lega Washington a Riad. L’Arabia Saudita, il più oscurantista degli Stati islamici, è la roccaforte del sunnismo ma anche la nazione musulmana con il più antico patto con gli Stati Uniti, firmato tra Ibn Saud e Roosevelt nel 1945, pochi giorni dopo Yalta. 

I sauditi dopo l’accordo sul nucleare iraniano si sono sentiti traditi da Washington, perché considerano Teheran la minaccia numero uno. Ma le cose non stanno del tutto così. In termini pratici significa che mentre Obama e Re Salman si stringevano la mano al G-20 di Antalya veniva firmato l’ennesimo contratto militare: 1,2 miliardi di dollari per 10mila sofisticate bombe Usa da scaricare i Yemen sulla testa dei ribelli sciiti Houti.

Negli ultimi cinque anni i sauditi hanno acquistato sistemi d’arma da Washington per 100 miliardi di dollari, di cui 12 negli ultimi mesi, nonostante il Congresso abbia sottolineato la persistente violazione dei diritti umani e i crimini di guerra in Yemen. Alla luce di queste cifre si spiega l’atteggiamento americano nei confronti del Califfato e dei jihadisti siriani sponsorizzati dalle monarchie del Golfo. E si comprende perché Washington esiti a mandare truppe a terra. Da una parte c’è l’ovvia considerazione che dopo l’Afghanistan, l’Iraq e la Libia, gli Usa hanno mostrato segnali evidenti di disimpegno dal Medio Oriente. Ma dall’altra c’è questa connessione implacabile con i sauditi, che oltre ad essere leader dell’Opec, hanno finanziato i mujhaeddin afghani contro l’Urss negli Anni 80 e foraggiato Saddam nel conflitto contro l’Iran. 

I sauditi pagano e gli americani guidano coalizioni internazionali che ai loro occhi non devono abbattere il Califfato ma prima di tutto contenere l’Iran e un giorno magari liquidare Assad in Siria. La Saudi Connection condiziona la politica estera americana quanto l’alleanza con Israele. Ora questo patto leonino tra Riad e Washington, dopo la strage di Parigi, è entrato in collisione con la nuova “santa alleanza” tra la Russia di Putin e la Francia di Hollande. Il problema è capire quali obiettivi si pongono i belligeranti. Se assestare una punizione esemplare al Califfato oppure demolire l’Isis. Nel secondo caso la Francia si scontra con Riad. Se si limita a una spedizione punitiva Parigi conserva le lucrose relazioni con la monarchia saudita, principale cliente degli armamenti francesi che quest’anno, con l’acquisto di reattori nucleari per 12 miliardi di dollari, ha salvato l’Areva dal fallimento. 

Ecco cosa significa la Saudi Connection, una delle molteplici ragioni perché la guerra al Califfato finora è stata frenata da un mix di affari militari, petrolio e investimenti esteri di uno Stato dove si applica la sharia più duramente di qualunque altro posto al mondo, tranne naturalmente il Califfato di Al Baghdadi.

 

la fonte è ilSole24Ore, quindi direi il massimo o quasi del giornalismo italiano attuale e non un blog di fanta complotti di quelli che odio. 

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Hai presente chi governa la Turchia?

Se si, com'è che ti aspetti calma e gesso?

Lo capisco ma se la Turchia vuole che gli si rivolti contro il mondo intero questo è il miglior modo di agire...

 

Anche ci fosse stato uno sconfinamento marginale non è pensabile abbattere un caccia russo anche se "gli abbiamo dato 10 avvertimenti"

 

In tutto il mondo ci sono giornalmente sconfinamenti dello spazio aereo. Usa e Cina, Russia e Gran Bretagna ma nessuno si sognerebbe di abbattere l'aereo.

 

Per fortuna viviamo nel 2015 perché in altre epoche una cosa del genere avrebbe portato la Russia a dichiarare guerra alla Turchia.

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