Stavo dormendo da un paio d’ore dopo aver fatto tardi per l’ennesima volta in discoteca, non ricordo neanche che avevo combinato al locale, ma niente di chè, presumo, perché qui accanto a me nel letto non c’è nessuno. La telefonata è stata del tutto improvvisa, erano le otto del mattino, non so dove ho trovato la forza di rispondere, forse in un piccolo angolo del mio orgoglio: “Hey Mikki, siamo i Golden State Warriors, vieni al campo a fare un allenamento, stasera ci servi contro i Lakers”. Inutile dire che ho pensato a uno scherzo di cattivo gusto, ma in un rantolo di lucidità mi sono ricordato che quel numero dove ho ricevuto la chiamata è noto solo in Nba, ed è sorprendente pensare che qualcuno ancora ce l’abbia.
Ho bevuto due Red Bull per colazione, recuperando tutte le energie, ho chiamato un tossico al piano di sotto per farmi sistemare le treccine, e ho dato una sistemata ai serpenti mentre il tossico mi preparava la borsa. E così, in meno di 40 minuti, eccomi pronto per uscire di casa, pensando a quello che dovrò fare per limitare Shaq sotto canestro. Un’ultima occhiata allo specchio, eh si ragazzi, ci siamo: Mikki “er serpentaro” is back in action!
Non ricordo bene l’ultima volta che ho messo piede in campo in Nba, forse era sotto l’amministrazione Bush, sicuramente non ricordo con quale l’ho fatto delle trecento squadre che ho girato. Ma non sarà un problema, a giocare non sono mai stato capace, per me è solo energia, intensità, e capelli lunghi che fluttuano, perché danno l’impressione che mi sto sbattendo, per questo ancora oggi qualcuno ci casca a chiamarmi. Mi chiedo come mai i Warriors abbiano bisogno di me e lo capisco arrivando a palazzo: sono più quelli in borghese che quelli in tuta, dei quali non conosco nessuno, nel senso che non li ho mai sentiti nominare prima. Un certo Glad qualcosa e un Tyler che ha l’età del mio primo figlio non riconosciuto sparso nel mondo, sono i miei compagni di reparto. Mi avvicino a loro, mi guardano strano, devono aver saputo anche loro dei serpenti, e chiedo: “cosa giochiamo in attacco?”, “niente” è la risposta, aggiungendo “preparati a non vederla mai, tra i piccoli il primo che supera la metà campo tira”. Resto basito, perché vedo Mark Jackson che è un grande play, da sempre altruista, e non ci credo che si tiri tutto quello che capita; decido di andare a chiedere spiegazioni proprio a lui che mi mostra un paio di schemi su una lavagna, mi rendo conto che è il coach. Cazzo quanto tempo è passato dall’ultima volta!
La partita inizia ma il punteggio ci vede subito sotto, penso che se sono fortunato possiamo avere tanto garbage, magari metto un paio di canestri, non male per il ritorno in campo dopo anni. Jackson mi chiama abbastanza presto, realizzo che sono diventato subito il terzo lungo in rotazione e ho paura perché potrei non rientrare tra quelli che giocheranno il garbage nell’ultimo periodo. Entro in campo, ma non c’è Shaq da marcare, mi ritrovo un certo Bynum, potrebbe avere anche lui l’età di mio figlio, dio quanto è grosso. Non faccio in tempo a prendere posizione per marcarlo che mi ha già schiacciato in testa, mi segna forse 11 punti in fila, Jackson mi dice “vai così che vai bene”, io rimpiango Shaq che almeno in queste partite non si impegnava. Tra una schiacciata in testa e l’altra, mentre corro per il campo ho un raro momento di lucidità e riconosco Kobe, è in borghese in panchina e dà indicazioni, gli altri di fianco a lui vestiti bene non li conosco e capisco che anche lui ha appeso le scarpe al chiodo e si è messo in panchina. Ne è passato proprio tanto di tempo allora; comunque ha fatto bene secondo me, tanto di soldi ne ha palate, chissà se ha smesso insieme a O’Neal.
I ragazzi vivono due minuti di entusiasmo per chiudere il quarto, fanno un bel parziale e mi ritrovo a segnare due punti, è ancora la mia lega! Chiudiamo il primo tempo sotto di 8, ma è un fuoco di paglia. I Lakers allungano di nuovo a inizio secondo tempo, stavolta in modo definitivo, Jackson si gira verso la panchina e urla “Serpentaro, dentro!”. Gli dico che se devo marcare di nuovo quello grosso me ne torno a casa a pettinare il pitone, ma lui mi dice di stare tranquillo che mi fa marcare un morbidone bianco “prenditi il 16”. Entro in campo felice, tanto la partita è andata, e con i mozzarelloni mi sono sempre trovato bene, di solito si mettono paura solo per le treccine. Leggo il nome sulla maglia, c’è scritto “Gasol”, chiedo a un mio compagno da dove cazzo viene e mi risponde dalla Spagna. Ora in Nba giocano pure gli spagnoli? È evidente che siamo già in garbage. Questo spagnolo ha capito l’antifona e non si azzarda ad avvicinarsi a canestro, gioca a sei metri, io neanche piego le gambe, ma dopo tre minuti ho il mal di testa: mi ha messo in faccia canestri dalla media, in avvicinamento, e quando non lo faccio tirare passa la palla come un play. Era meglio marcare quello grosso, almeno schiacciava e basta, lo spagnolo fa tripla doppia e sono disorientato. La partita è finita da tempo, capisco che è meglio se non mi avvicino troppo al ferro e mi sparo un tiro dai cinque metri: canestro! Sto a due su due dal campo, se non ho fatto male i conti ho preso anche tre rimbalzi, e allora faccio fluttuare la chioma come ai tempi di Detroit, e chiedo il cambio al coach, è fondamentale per il prossimo contratto mantenere questo 100% dal campo.
Gli ultimi nove minuti li guardo in panchina, questi zozzi mi avrebbero fatto sporcare le percentuali. Finisce 99-87, faccio per salutare gli avversari e riconosco Artest, finalmente una faccia amica, qualcuno dei miei tempi! Vado a salutarlo ma vedo che sulla maglia ha scritto “World Peace” e capisco che dev’essere solo uno che gli somiglia.
Prendo l’auto e me ne torno a casa, do cinque dollari al tossico per aver fatto la guardia ai pitoni e due topolini ai pitoni per aver fatto la guardia al tossico. Mi guardo allo specchio, sciolgo i capelli, mi faccio una risata: sarò vecchio, non sarà più la mia Nba, ma in campo cazzo se mi faccio ancora sentire! Accarezzo il pitone, penso che stanotte potrei festeggiare facendo lavorare anche il mio, di pitone, e mi vado a fare bello.
Ciao ragazzi, sempre vostro
Serpentaro
p.s.
Brown mortacci tua, quando cazzo pensi di toglierli i titolari? Sembri Flip Saunders versione Pistons.