La notizia è di pochi minuti prima della partita, ed è che Howard, fortunatamente, gioca. Gasol (concussion) e ovviamente Hill (anca, out for the season) saranno gli assenti del giorno.
La squadra che dopo tempi immemori ha un record di 6 partite sotto il 50% di vittorie, dopo tempi immemori esegue una prestazione degna di questo nome nel primo tempo: 20/37 al tiro, il 50% da tre, 45 punti concessi, 17 assist. E l’ex contumace (Howard) dominante come è giusto che sia.
Kobe, dal canto suo, dopo 2-3 prestazioni non efficienti e non certo trascinatrici, orchestra un primo tempo da 17 punti e 6 assist (col 67% al tiro e 3/3 dalla lunga). La speranza di Dan Gilbert e della martoriata Cleveland, Kyrie Irving (l’autore della più grande trollata degli ultimi 50 anni: http://www.youtube.com/watch?v=8DnKOc6FISU) è anche lui efficiente, ma lascia gli onori del top scorer allo slasher Gee (12 punti).
L’unico appunto che si può fare a questi Lakers che sono stati oggetto di ogni possibile – e giustificata – critica nel corso di queste 37 partite, è l’atavica e costante presenza delle palle perse. Una squadra normale quante ne concede? 14? 15? I Lakers sono a 20 a 3 minuti dalla fine del terzo quarto. Ed è inaccettabile. Perchè non è una questione di infortuni, di forma, di Xs and Os, è solo prendersi cura della palla come dovrebbe saper fare una squadra NBA. Specialmente una che ambisce a qualcosa.
Per il resto il terzo quarto fila via quasi senza problemi: addirittura incrementiamo il vantaggio a +17 (86-69), un discreto miglioramento rispetto alle scorse tre partite, visto che dopo tre quarti abbiamo concesso consecutivamente più di 90 punti a tre pseudo o ex-concorrenti nella Western. Magra consolazione.
Una bella consolazione, invece, è ancora una volta Earl Clark. L’ex SESTO lungo della rotazione di MDA offre un’altra prova convincente e rincuorante per l’immediato futuro (e forse anche per più in là). Ha un jumper su cui ci si può costruire una piccola carriera sopra, pensando a tutti i role players nella storia dell’NBA che spesso sapevano fare una cosa sola, ma valorizzandola si creavano uno spazio vitale per loro e per la sua squadra. Clark ha questo, e in più combatte come Jordan Hill. In NBA, ribadisco, ci può stare. Probabilmente non con noi, ma questa è un’altra storia.
Ma…deve esserci un ma! Ogni partita di questo equivoco di stagione, un vorrei ma non posso ma forse neanche voglio, ne ha avuto uno. “Abbiamo lottato fino alla fine, MA se non avessimo subìto 125 punti forse avremmo vinto…”, “Abbiamo perso, MA almeno Gasol non era in campo nei finali”, “MA se avessimo Derrick Williams…”
No. stavolta non c’è nessun “ma”. Kobe esce a fine terzo quarto e non rientrerà più, perchè non ce n’è bisogno. Gioca meno di 35 minuti dopo un mese (13 delle ultime 15 sopra i 40 minuti). Una circolazione di palla umana ci regala triple dall’angolo a ripetizione (alla fine chiuderemo con 13-25, 52%) e toccheremo anche il +30 prima di cullarci nell’inevitabile garbage.
Il risultato finale è 113-93. Prima vittoria del 2013 e tacos per tutti. Almeno per stavolta.