Da sempre alla base dell’esistenza umana vi sono dei contrasti irrisolvibili, delle contrapposizioni assolutamente inconciliabili: da un lato il bello, dall’altro il brutto, il giusto e lo sbagliato, ma soprattutto il bene e il male. Per quanto tali concetti possano essere manipolati e stravolti attraverso il gioco della relatività, posso affermare con assoluta convinzione che da queste divisioni esistenziali deriva l’eterna sfida tra Los Angeles Lakers e Boston Celtics, poiché sarebbe un grosso errore ricondurre tale rivalità ad un piano unicamente sportivo. Senza star qui a scrivere un trattato di storia e sociologia, anche perché la partita sta per iniziare, è giusto sottolineare come Lakers-Celtics sia uno scontro tra due mondi, due culture, due modi di intendere vita, sport e infine basket completamente diversi. Chi ama Los Angeles odia Boston, chi tifa Lakers odia i Celtics, NO FUCKIN’ WAY. Per quanto mi riguarda questa non è una partita di pallacanestro, è il bello contro il brutto, il cool contro il rozzo e in definitiva il bene contro il male. Per cui respect the Celtic pride un paio di palle, morissero tutti.
Se dopo questa noiosa, ma assolutamente doverosa, premessa state ancora leggendo questo recap direi che possiamo anche iniziare a parlare della partita di stasera.
Boston ha reagito alla grande all’infortunio di Rondo e viene da ben 5 vittorie di fila, dall’altra parte i Lakers sono reduci da un ottimo momento, se non altro dal punto di vista dei risultati, culminato con una bella vittoria in quel di Brooklyn due sere addietro. Già privi di Gasol (fuori minimo un mese e mezzo) e Hill (out for the season), nel pre-match si rincorrono voci contrastanti sulle condizioni di Dwight Howard ancora alle prese con forti dolori alla spalla destra.
Quando viene alzata la palla a due Dwight è regolarmente in campo dotato di una speciale protezione, sono suoi i primi 2 punti dei Lakers, mentre i Celtics si affidano soprattutto a Pierce che dopo 7 minuti finge il primo infortunio (solitamente ci mette di meno…). La partita è piuttosto fisica, Garnett cerca subito di fare del male al #12 e dopo tre minuti ha commesso 2 falli, automatico il: “vai a sederti e non rompere i coglioni” concedetemelo. Il loro game-plan non prevede praticamente nulla di tecnico, è dichiaratamente quello di farci del male, infatti Collins fa 3 falli in un “amen” e viene gettato nella mischia Wilcox che stava guardando la partita in un pub fuori dal TD Garden con due tossici e quattro mignotte. Riusciamo a sbagliare ben 7 tiri liberi nel solo primo quarto e andiamo a bere un bicchiere di Gatorade sotto di 4 (23-27).
Il solito pessimo quintetto all’inizio della seconda frazione permette a Boston di mettere a segno un mini-parziale che costringe MDA a chiamare time-out. La domanda che tutti si fanno è: Jamison ancora da 3 perché?! Niente, non capisce. Concediamo una marea di rimbalzi offensivi, loro giocano con molta più energia e arrivano prima su tutte le 50/50 balls, Howard è più morto che vivo e l’attacco è fermo, addirittura ci affidiamo agli isolamenti di Steve Blake. Dopo pochi minuti per fortuna D’Antoni rinsavisce e abbassa il quintetto, ma ciò nonostante continuiamo a non difendere, sembriamo proprio tutti scarichi a partire da Metta. Bryant pare abbia accantonato la versione ecumenica anche se non forza più di tanto, nel frattempo nella nostra metà campo Green si mangia Jamison. Nel finale la storia non cambia, Meeks spadella da 3 con chilometri di spazio e la forbice tra le due squadre si fa sempre più grande. Il punteggio a fine primo tempo è 58-44 per i padroni di casa e non si capisce cosa cavolo si rida Sacre in panchina.
Sarebbe importante rientrare in campo con una certa intensità difensiva, ma non succede. Nel terzo quarto l’attacco dei Lakers si chiama Kobe Bryant. Il #24 ci tiene a galla con una serie di canestri impossibili e per una volta sarebbe davvero ingeneroso criticarlo. L’atteggiamento di tutti gli altri non sembra essere cambiato di una virgola, Howard è sempre più a pezzi e si va a sedere dopo aver commesso il quarto fallo, MWP viene spostato incomprensibilmente su Garnett e continua a fare brutte figure. La differenza sostanziale è che mentre noi abbiamo bisogno di una roba allucinante di Kobe per fare canestro loro vanno al ferro con una facilità disarmante. Il terzo quarto si chiude con un parziale tremendo di Boston che allunga fino al +26, ogni tentativo di Bryant di coinvolgere i compagni finisce con l’ennesima tripla facile tirata sul ferro. Sulla sirena i Celtics sono avanti 95-69.
L’ultima frazione è puro garbage time, tuttavia Metta ci tiene a ribadire (come se non fosse già abbastanza chiaro) che è stato ampiamente il peggiore in campo. Non succede nulla di particolarmente significativo, nessun segnale da parte dei nostri, neanche il minimo sussulto. Giusto il tempo di prendere l’ennesima incazzatoria per via del baffo che non toglie Dwight (costretto al sesto fallo per uscire) nemmeno sul -30. Vince Boston 116-95 trascinata da un ottimo Jeff Green.
Bruttissima sconfitta. Volendo guardare il bicchiere mezzo pieno potremmo dire che effettivamente è sembrata one of those nights in senso negativo perché davvero non ne abbiamo fatta una giusta. Almeno Bryant si è riposato e speriamo il gomito non gli crei problemi domani sera a Charlotte. Partita da dimenticare alla velocità della luce, dispiace che la disfatta sia arrivata contro i maledetti, ma vabé, andare avanti…o andare a fanculo?
A.S.