Los Angeles Lakers @ Dallas Mavericks 109-93 W (29-18)


Vittoria di prestigio per i Lakers autori di una prestazione eccellente e guidati da un ottimo Sessions

 

Che non sia una partita facile è chiaro sin dai primi minuti. Dallas è in un grande momento di forma, reduce da due W molto significative contro due dirette rivali della Western Conference (Spurs e Nuggets). La loro difesa è molto intensa sin dai primi possessi, c’è precisione e aggressività nelle rotazioni, la velocità delle transizioni offensive è da subito molto alta, e viene da chiedersi in questo contesto che senso abbia avere Steve Blake titolare e in campo per i primi 7 minuti. L’ingresso di Sessions, sul 10-18, cambia come atteso l’inerzia della gara. L’ex Cavalier fa contenti Barnes, Bryant e Gasol (due volte) e genera quasi da solo un controparziale che consente ai gialloviola di chiudere il primo quarto a soli due punti di distanza dai Mavs: 27-29.

La gara è complessa e ricca di sfaccettature tecnico-tattiche da raccontare.

La difesa contro Nowitzki, ad esempio, gestita quasi sempre in single coverage dai Lakers con tutti i lunghi a rotazione a provarci contro di lui: Gasol, Bynum, McRoberts e Murphy. Il tedesco è e resta un puzzle insolubile per le difese di tutta la lega, vista la sua incredibile capacità di leggere le debolezze del diretto avversario e modificare il proprio gioco in cnoseguenza di questo. Nella gara odierna però va dato credito ai singoli difensori, l’MVP delle ultime finali viene (se non altro) messo in difficoltà dalle lunghe braccia dei suoi marcatori e tira con basse percentuali.

Interessante è anche il trattamento riservato ad Andrew Bynum dalla difesa di coach Carlisle: su di lui è costante il raddoppio, spesso anche prima che il 17 possa mettere palla per terra. Il centro gialloviola soffre di questa situazione, fatica ad entrare in ritmo e a dare un contributo offensivo, anche minimo.

Tornando alla cronaca, l’inefficacia di Bynum si appalesa nel secondo quarto, quando come di consueto guida la second unit per i primi cinque minuti. La second unit dei Lakers però non è quella consueta vista dall’inizio della stagione. Oggi in più c’è un certo Ramon Sessions, il cui impatto è devastante. La semplicità con cui è in grado di generare attacco con la palla in mano è del tutto inedita per i Lakers, in particolar modo è impressionante la varietà di soluzioni che riesce a trovare dal palleggio, dividendosi tra penetrazioni concluse al ferro, kick-out verso il tiratore appostato sul perimetro o assist per il lungo sotto canestro. Al termine del primo tempo, più che le statistiche convenzionali, mi piace citare il suo +/-: +21.

I Lakers, grazie al numero 7, non solo tornano in parità col punteggio, ma riescono addirittura a prendere un vantaggio in doppia cifra, e questo non solo grazie alle mirabilie di Ramon nella metà campo offensiva, ma grazie anche alla buona difesa. Dallas è spesso costretta a prendere tiri a bassa percentuale, Nowitzki sbaglia qualche tiro di troppo e i suoi compagni non si fanno trovare pronti sul perimetro. L’1/12 da 3 nel primo tempo è forse il dato più significativo, sopratutto se pensiamo alla recente storia tra queste due squadre e in particolare agli ultimi playoff.

Il terzo quarto si apre con le due squadre ben intenzionate a mettere in pratica il game-plan concertato durante l’intervallo negli spogliatoi. Dallas vuole coinvolgere di più Nowitzki, magari grazie a pick and pop, ma la difesa dei Lakers regge bene. Il piano dei Lakers è invece quello di dare più palloni sotto ai lunghi, sopratutto a Gasol per tenere impegnato lo stesso Wunderdirk. In effetti dalle mani del catalano escono giocate interessanti: non solo canestri in 1vs1 ma anche assist per i tiratori: persino Blake mette la tripla con metri di spazio. Ma dal “ok, diamo palla sotto ai lunghi”, al “ok, diamo palla a Kobe e vediamo che succede” il passo è breve. D’altronde, il (non più Masked) Mamba è decisamente in palla, in netta controtendenza rispetto alle ultime uscite, e le percentuali dal campo si mantengono costantemente sopra il 50%. I Mavs però non sono intenzionati a mollare: il timore è che possano da un momento all’altro iniziare una gragnuola di triple e mettere a segno un parziale, vista anche la tendenza dei Lakers a subire parziali.

La situazione del punteggio, che vede sempre avanti almeno di 10 i Lakers, consente a coach Brown di concedere minuti di riposo in panca a Sessions, con Blake che resta in campo per ben 10 minuti fortunatamente senza combinare troppi danni. Il rientro di Ramon coincide con il primo tentativo di rimonta di Dallas, parzialmente contenuto, che porta all’80-72 di fine terzo quarto. A proposito di fine del quarto, occorre qui ricordare come, sia al termine del secondo sia al termine del terzo, Sessions abbia esplicitamente detto a Kobe di star buono nell’angolo e chiamato il lungo a portargli il blocco: chiamasi Personalità, con la P maiuscola.

Nella faretra dell’ex Cavs c’è anche il tiro da 3: in risposta agli scettici che ne criticavano il range di jumper, critiche per altro corroborate dalle prime 3 gare, Ramon Sessions mette a segno tre triple su quattro, l’ultima delle quali in un momento cruciale del quarto quarto con le due squadre a secco per due minuti e Dallas più volte vicina alla tripla del -5. Per tenere i Mavs a bada in casa loro occorre anche uno dei migliori Gasol di stagione: come già anticipato, il catalano si fa sempre trovare pronto quando viene coinvolto e per una volta proprio non gli si può dare del Gasoft. Chiuderà con 27+9 ed un irreale 13/16 dal campo.

Dallas proprio non riesce a farsi sotto nel punteggio, perchè ogni volta sembra poter prendere abbrivio viene ricacciata indietro da una giocata di Bryant, Gasol o Sessions. Nowitzki ci prova, giocando un quarto quarto di grande solidità, ma ancora una volta mi pare opportuno sottolineare la bontà della difesa contro di lui: circoletto rosso per il lavoro di Barnes in aiuto dal lato debole. Proprio Barnes scrive i titoli di coda, stoppando Dirk da una parta e segnando la tripla del +17 dall’altra nel giro di un minuto. Gli ultimi minuti sono a tutti gli effetti puro garbage time, in cui persino Jordan Hill segna i primi punti in maglia Lakers.

109-93 Lakers.

 

g.m.


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