Quella che si respira oggi allo Staples Center non è sicuramente l’aria di una serata da stagione regolare come tante altre e direi che ciò era facile aspettarselo. Non capita tutti i giorni di vedere ritirata la maglia di un signore che ha fatto la storia dei Lakers e di questo sport, ma non solo…questa partita per i nostri sa tanto di win or go home, perché si gioca contro dei Mavs rientrati prepotentemente nella lotta per l’ottavo posto ed è fondamentale tenerli a distanza e non perdere ulteriore terreno nei confronti dei Jazz. Le premesse sono pessime, inutile negarlo. I Lakers dopo il buon periodo immediatamente successivo all’all-star game sembrano aver nuovamente smarrito la via, Dallas invece è in una fase super. Oltre che da un punto di vista mentale e tecnico partiamo svantaggiati anche sotto il profilo fisico: Nash è dato game-time e Bryant ha un piede solo, insomma le basi per una di quelle notti in cui vorresti riuscire a dormire per evitare di incazzarti e rovinarti la giornata seguente ci sono tutte, cerimonia di metà gara a parte.
Poco prima dell’inizio è ufficiale il forfait del canadese. Il primo quarto è un trattato di pallacanestro di Kobe Bryant. Il #24 detta i ritmi dell’attacco lacustre facendo sempre la scelta giusta e regalando pure un paio di highlights. Anche Dwight parte bene nonostante soffra un po’ Kaman nella sua metà campo durante i primissimi minuti di gioco. Nella seconda metà del quarto, grazie anche ad un Clark entrato molto bene in partita, i padroni di casa sfiorano la doppia cifra di vantaggio, ma dopo un paio di canestri facili sbagliati che avrebbero potuto aumentare il vantaggio, arriva la classica bomba di tabella sulla sirena che ti fa cadere le palle per terra e chiude la prima parte di gara sul 24-21.
Nel secondo periodo Kobe continua a fare contenti tutti, ma i segnali più importanti provengono da Earlone che sembra tornato quello di qualche tempo fa. Giochiamo davvero bene trascinati da un Bryant straordinario ed un #6 che, tra l’altro, annulla Nowitzki. Howard, molto coinvolto sia dal post che in situazioni dinamiche, gioca la sua onesta partita. Si va al riposo lungo in vantaggio 55-40 e ci si può godere la cerimonia serenamente.
E’ un momento storico e l’emozione è tanta, non basterebbero 300 di questi recaps per descrivere ciò che Shaq ha significato per questa franchigia. Per Phil Jackson poi c’è un applausometro a parte, il top come sempre. Quando il pubblico inizia a cantare “we want Phil” mentre lui trattiene a stento le lacrime ho i brividi. Magari tornasse, magari…
Ma bisogna tornare a parlare della partita che non è assolutamente finita.
Il secondo tempo non inizia nel migliore dei modi per i Lakers, 10 errori consecutivi e qualche difesa pigra consentono a Dallas di arrivare fino al -5. Onestamente però i Mavs non danno mai la sensazione di poterla vincerla. In uscita dal time out L.A. firma il contro-parziale targato Clark e Jamison riportandosi a distanza di sicurezza: +11.
La quarta frazione di gioco è più che altro una formalità. La squadra di Carlisle è meno energica e continua la pessima serata del tedesco. Bryant completa la diciannovesima tripla-doppia in carriera coronando con un gancio cielo in corsa di rara bellezza una serata straordinaria (47 minuti però sono troppi Mike), il tentativo di Hack-a-Dwight fallisce miseramente e dopo il quinto libero di fila segnato dal suddetto e lo 0/2 di Dirk non può non partire il più spontaneo dei “suca!”. Finisce 101-81 per i nostri.
Partita molto importante perché taglia quasi definitivamente fuori i Mavs e ci permette di sperare ancora di spuntarla nella lotta con Utah. Ottima prestazione di squadra su entrambi i lati del campo. Da sottolineare, oltre al solito Kobe, un ritrovato Clark. Un po’ sottotono Jamison, ma gli è concesso considerando anche i problemi al polso destro.
Prossima partita dei nostri in casa contro Memphis nella notte tra Venerdì e Sabato, sarà dura ma da qui alla fine dobbiamo provare a vincerle tutte.
A.S.