La notizia che tutti aspettavamo arriva durante il primo tempo: i Thunder non fanno scherzi e battono i Jazz, consentendo ai Lakers una delle ultime occasioni per controllare il proprio destino. Alla 78esima partita, con l’ultimo back-to-back che ci aspetta (@ Portland) siamo ancora sotto corte marziale.
Partiamo come una squadra da cui ci si attende una vittoria senza troppe discussioni: palla sotto a Gasol e Howard, altruismo in attacco e molti easy shots. La pecca, enorme, ma che per il momento non paghiamo, è la poca intensità in difesa, nelle rotazioni e a rimbalzo in attacco.
Pau (per la gioia di tutta la comunità Lakerslandiana) è tanto chirurgico in attacco quanto letargico in difesa, perseverando con un trend preoccupante. Ma ora non è il momento di pensare alle due torri, all’amnesty, a eventuali scambi. Ora, molto duramente, è ora di vincere.
Il primo quarto termina 27-22 con i Lakers in controllo, e arriviamo anche a +10 (43-33) quando inspiegabilmente smettiamo di applicare la (semplice) formula vincente per battere i Pelicans in pectore: il gioco in area.
Un po’ per le laws of average, un po’ per incapacità di creare gioco, otteniamo solo tiri difficili e malcostruiti. In più D’Antoni decide di far riposare Kobe dopo sostanzialmente 4 partite giocate per intero, anche grazie al miracoloso ritorno di Metta, ma ciò vuol dire Meeks su Eric Gordon. 14-0 di parziale e 13 punti nel secondo quarto per l’ex Clipper…risultato? 45-50 Hornets all’intervallo e l’ennesima situazione in cui faticosamente inseguiamo quando dovremmo conservare energie preziose.
Il tè caldo dell’intervallo miracolosamente riesce a svegliare chi era in letargo: Gasol (22 punti e 11 rimbalzi) è più preciso in difesa e attivo a rimbalzo, Howard è un satanasso in area, disinnesca i pick & roll e scongiura le penetrazioni finchè non lo coglie il foul trouble, Blake è come sempre solido (6 assist e 2 rubate), ma manca il capo all’appello. Kobe per 34′ di gioco è a quota 4 punti con 1-6 al tiro e 4 palle perse. Mette la tripla del sorpasso (70-68) con l’appassionato assonnato e con gli occhi rossi che pensa: ecco, adesso si mette a tirare di tutto. Ed è vero…ma mette anche di tutto. A cavallo tra terzo e quarto quarto infila 10 punti di seguito contro 2 degli Hornets.
Lo Staples canta KO-BE, KO-BE durante i timeout…e se L.A. chiama, il Mamba risponde. Vino orchestra una prestazione strepitosa in entrambi i lati del campo, andando 8-12 negli ultimi 14 minuti, cancellando Gordon dal campo con una stoppata e 5 rubate.
Segna 26 punti degli ultimi 37 dei Lakers e dà l’impressione di decidere lui il destino di questa squadra. Gli Hornets sono stati valorosi, ma come nella partita a NOLA (42p/12a – 18 nel 4/4) ha controllato da solo l’esito della partita senza fare hero ball. 23 punti nel quarto quarto come se piovesse…inutile dire che quando appenderà le scarpette al chiodo, piangeremo. Non è il primo nè l’ultimo campione che si avvicenda a Figueroa St, ma forse è quello con la volontà più indistruttibile. Basta, Kobe ha deciso la direzione da prendere: i playoff, a 4 vittorie di distanza.
Finisce 104-96. Abbiamo mezza partita di vantaggio su Utah, pari a niente, e un back-to-back ci aspetta, dove ogni singola volta in questa stagione abbiamo fallito di vincere entrambe le partite. Ma chi oserebbe scommettere contro il 24?