Tripla di Steve. Schiacciata di Dwight. Penetrazione con appoggio facile per Kobe.
L’Opening Game dei Los Angeles Lakers 2012/13 inizia così, nel migliore dei modi. Le tre stelle aprono le danze, seguite da un Pau Gasol in forma fisica ottimale. Nei primi minuti della stagione che vede L.A. tornare almeno sulla carta grande protagonista della Lega, si vede addirittura una parvenza di sistema offensivo, il che fa ben sperare rispetto al buio cosmico della scorsa stagione.
Man mano che passano i minuti, però, si ha subito la sinistra sensazione che l’esaltazione stia calando alla distanza. Il quartetto di star, anche a causa del secondo fallo prematuro di Howard, si spegne con il secondo quarto, i Lakers si impacciano sempre di più offensivamente concedendo l’infinito e oltre nel proprio pitturato.
In tutto il primo tempo non si vede un pick’n’roll che sia uno e da una squadra che ha il proprio asse play/pivot Nash-Howard ci si dovrebbe aspettare ben altro. Invece si vede solo zero transizione, zero dinamicità, zero versatilità. Nash oltrepassa la metà campo per consegnare il pallone ad altri, come uno Smush Parker qualsiasi. Howard non riceve mai palla sotto, ma deve andare fino in punta per far partire il lento e poco oliato meccanismo della Princeton Offense targata gialloviola. I possessi sono l’uno uguale all’altro e la noia inizia ad assalire tifosi ed addetti ai lavori.
Dunque, a fine primo tempo Dallas è avanti 46-48 nel mormorio dello Staples Center. A preoccupare non è tanto il risultato, quanto la sostanza che si vede. E il peggio deve ancora venire, nel terzo quarto.
Sì, perché i Mavericks, grazie ad un basket offensivo ordinato ed attento ed una fase difensiva più curata dei propri avversari, costruiscono il loro primo tentativo di fuga. Ciò che impressiona è che i Lakers rispondono al tentato allungo avversario esattamente come facevano l’anno scorso; palla a Kobe che si prende tutti sulle spalle tutti e pedalare. Al contrario di altre volte, però, qui il Mamba non ha grosse responsabilità, perché semplicemente forza il minimo indispensabile per non far affondare la barca. Una barca mal allestita e male allenata, almeno per quello che si vede e che si è visto sino ad oggi.
La situazione diventa tragicomica quando sono 4 punti in fila di Eddie Curry (sì, quell’Eddie Curry in enorme sovrappeso già visto a Ny) a permettere agli ospiti di volare in doppia cifra di vantaggio.
Pau Gasol, sino a questo momento impeccabile offensivamente, si perde sempre di più in difesa e si fa prendere a sculacciate dai “lunghi” dei Mavericks. E attenzione, Nowitzki e Kaman non sono presenti sul parquet. In uno Staples sempre più attonito, i Los Angeles Lakers di Steve Nash, Kobe Bryant, Pau Gasol e Dwight Howard sono sotto di ben 8 lunghezze (66-74) al 36’ contro dei Dallas Mavericks colpiti dagli infortuni e coinvolti in recenti problemi di spogliatoio.
Stancamente, si apre il quarto quarto e la fiacchezza fisica e mentale dei Lakers riesce addirittura ad aumentare. Jamison continua ad essere schierato da Mike Brown da ala piccola, i giocatori non hanno mai una posizione sul parquet, il morale della ciurma si abbassa sotto i tacchi. E l’inizio del periodo finale non aiuta, anzi. Wright, con un bel gioco da 3 punti, assieme a Beaubois porta i suoi addirittura sul +15 (73-88), con 8 minuti ancora da giocare. Da qui in poi, per i Texani sarà una lunga e semplice amministrazione del vantaggio.
C’è molto poco altro da aggiungere. * Mike Brown continua a fare facce buffe, unica cosa che gli riesce con una certa decenza, mentre i Lakers in teoria da lui allenati capiscono che dando la palla sotto ad Howard tende sempre a succedere qualcosa di interessante. Lo scoprono quando è troppo tardi, però. I Mavericks ne hanno di più fisicamente, sono presenti sul parquet, hanno più fame e voglia e sono organizzati davvero bene. La squadra di Carlisle risponde ad ogni tentativo di tornare in partita degli avversari e porta a casa una bella vittoria in trasferta.
Insomma, la prima dei Lakers da sogni finisce in un incubo. 14 palle perse, 2-12 dall’arco e appena 7 punti da situazioni di contropiede. Un suicidio, per una squadra i cui ritmi dovrebbero essere gestiti da un tale Nash, Steve (per lui appena 4 assist, irriconoscibile).
Dwight Howard chiude con una corposa doppia-doppia da 19 punti e 10 rimbalzi. Ma chiaramente non può bastare. Kobe, invece, dopo una breve chiacchierata con Mike Brown a fil di sirena, se ne va fuori dal parquet da solo, infuriato e a passi decisi.
Allo Staples Center, finisce 91-99. E domani si va a Portland.
*L’appello va ai Presidenti Maurizio Zamparini e Massimo Cellino. Aiutateci, affinché questa squadra possa terminare nelle mani di un coach che la sappia quantomeno non danneggiare.
Grazie.
D.M.