Le ultime settimane, per i tifosi gialloviola, sono state decisamente movimentate, visti i cambiamenti importanti che vi sono stati nello staff tecnico che dovrà, dalla prossima stagione 2011-12, impegnarsi a far tornare all’apice la franchigia che ha conquistato cinque titoli negli ultimi dodici anni.
Ebbene, dopo il cocente ritiro di Phil Jackson e 10-15 giorni di totale silenzio da parte della dirigenza gialloviola, è stato ufficializzato Mike Brown come head coach.
Scartati sia Adelman, considerato troppo anziano per una dimensione NBA che, nella delicata figura del coach, si sta ringiovanendo drasticamente, sia Brian Shaw: l’assistant coach, prima giocatore poi discepolo di Phil Jackson non è stato infatti ritenuto all’altezza di gestire da solo un gruppo come quello che la scorsa stagione è uscito al secondo turno, sweeppato dai Mavericks.
Nonostante le news lo avessero sempre dato come figura di spessore all’interno dello spogliatoio lacustre, Mike Brown è stato preferito a Shaw.
Una scelta, diciamo, discutibile e rivedibile. Brown è uno dei peggiori che il palcoscenico NBA offrisse tra i coach “free-agent”.
Fermo per un anno, dopo la pessima chiusura di quella che a tutti gli effetti è stata la sua parentesi più fortunata in carriera, in quel di Cleveland, il buon Brown si è dedicato alla squadra del figlio quest’anno, dove si è ritagliato il ruolo di assistant coach (…).
Nella conferenza stampa di presentazione, Brown ha inteso di voler trasferire ad L.A. quell’applicazione difensiva che già tutti avevano potuto ammirare quando era a capo dei Cavs nell’Ohio. Poi, ha affermato di voler abbandonare la Triangolo come sistema fondante, sfruttandone però alcuni principi di esso, per delle situazioni di screen roll ad esempio. Infine, ha affermato di voler instaurare un rapporto di rispetto, con Kobe e Fisher in primis, e di voler sfruttare i due lunghi, Bynum e Gasol, utilizzando dei giochi già utilizzati dagli Spurs ai tempi di Duncan-Robinson.
I punti di domanda, specie a livello offensivo e di identità, rimangono comunque clamorosamente tanti, nonostante la buona impressione generale che è stata data dopo la prima conferenza stampa da Laker. A Cleveland non ha mai saputo dare una propria impronta al gruppo, nè psicologicamente nè tantomeno a livello tattico.
Cosa accadrà a Los Angeles?
Per quanto riguarda il resto dello staff tecnico, beh i primi nomi non sono propriamente quelli sognati dal popolo gialloviola. Tagliati via sostanzialmente tutti gli uomini di Jackson (…), i primi rumors hanno dato Kuester come primo assistant coach, infatti: non una grande prospettiva.
Una certezza, però, c’è e la conferma l’abbiamo avuta molto di recente.
Ettore Messina entrerà a far parte dello staff tecnico dei Los Angeles Lakers 2011-2012.
In che ruolo? Ahinoi, non in quello di Assistant coach, bensì nelle vesti di consulente tecnico. Le prime indiscrezioni lo vedono, sostanzialmente, come il nuovo Tex Winter della squadra Hollywoodiana.
Messina, legato da una profonda amicizia cestistica e non con Mike Brown, non ha ovviamente bisogno di presentazioni: studioso sopraffino del gioco e persona clamorosamente di livello superiore in quanto a preparazione, conoscenza del basket ed esperienza.
Ovviamente, a Los Angeles, si dovrà trovare di fronte ad una realtà opposta a quella che ha sempre vissuto come coach e sarà interessantissimo vedere come si integrerà e quanto il suo contributo peserà.
Vista la totale impreparazione di Mike Brown a livello offensivo, comprovata dalle sue passate esperienze, le indicazioni di Ettore potrebbero essere fondamentali. Ci sarà da vedere, però, quanto lo staff tecnico che si sta costruendo saprà e vorrà sfruttare le indicazioni di un coach europeo, dalla mentalità profondamente diversa a livello cestistico.
Lo sweep contro Dallas, il ritiro di Jackson, le polemiche post-eliminazione, il quasi sicuro lock-out che bloccherà il nostro mercato, le pazzie di Jim Buss, il quadro contrattuale con cui i Lakers devono continuamente fare i conti per ripartire. Oltre alla firma di un nuovo coach ritenuto dai più decisamente non all’altezza per un ambiente pesante come quello di Los Angeles.
Insomma, sarà una calda estate in California, alla quale seguirà una complessa stagione; e sinceramente, quella di Messina, sa tanto di unica nota intonata all’interno di uno spartito mal assortito.
Tra 15 giorni, in Italia, si festeggia Sant’Ettore. Quante volte dovremo aggrapparci a questo santo nei prossimi mesi per veder tornare in alto i Los Angeles Lakers?