“Gasol ai Lakers: Dio c’è”. Così scrivevamo nel lontanissimo febbraio 2008. Oggi, dopo quasi 4 anni, il Dio della pallacanestro NBA si è dimostrato ingiusto nei confronti dei tifosi gialloviolla.
Intorno alle mezzanotte ora italiana, le 13 ore di Los Angeles, tutti i maggiori siti americani e le radio locali danno per conclusa la trade a tre squadre che coinvolgerebbe Lakers, Rockets e New Orleans con molteplici giocatori sul piatto. Manca solo l’ufficialità, ma appare cosa ormai certa, l’arrivo di Chris Paul ai Lakers, con la contestuale partenza di Pau Gasol verso Houston e Lamar Odom ( insieme con Kevin Martin e Luis Scola via Rockets ) a New Orleans.
Nemmeno il tempo del giusto commiato per due dei principali artefici del back to back gialloviola che iniziano a circolare in rete le prime voci di un malcontento generale degli owners delle altre 28 squadre della NBA. Sembra una news campata per aria e priva di qualsiasi fondamento.
Con il passare dei minuti, però, i rumors sono sempre più insistenti e poco dopo iniziano arrivano le prime conferme: “the trade was killed”.
Decisione definitiva? Difficile a sapersi. Al momento la situazione è ancora poco chiara e, probabilmente, le prossime 24/48 ore saranno caldissime.
Al momento, questo è certo, dopo neanche 15 giorni dalla conclusione del lockout è stata scritta, senza forse, la più brutta pagina della storia della NBA ed, indipendentemente dagli esiti della vicenda, sarebbe cosa opportuna e giusta, nel rispetto soprattutto dei tifosi, attendere una nota ufficiale da parte della proprietà dei Lakers, chiaramente osteggiata da una Lega sempre più incoerente ed invidiosa, ma soprattutto le dimissioni di Stern, sempre più burattino nelle mani di una frangia, nutrita e violenta, di owners.
Questa notte: Dio non c’è.
Federico Rainaldi