L’era di coach Mike Brown inizia con un sole che volge verso il tramonto.
Un sole parecchio opaco e che non dà grossi segni di salute e di lucentezza.
L’ormai sin troppo nota beffa della trade di Chris Paul, inizialmente dato per fatto ai Lakers, poi finito ai Clippers, è l’inizio di un periodo delicato, che ha messo il nuovo coach sin da subito nel bel mezzo di una tempesta.
Bryant infortunato (in uno scontro con DeAndre Jordan, ci ritorneremo) e con problemi familiari; lo zoccolo duro del gruppo, che tanto aveva spinto per Shaw neo head-coach e che ora non ha apprezzato la cessione di Odom a Dallas; un Pau Gasol che rischia fortemente di partire condizionato “mentalmente” dal fatto di essere stato ceduto in via quasi definitiva; una squadra vecchia, con le solite lacune che non sono state coperte e con un pacchetto-lunghi ad oggi ridimensionato in peggio.
Le prime due uscite di pre-season contro gli stessi Clippers (beffa nella beffa, iniziare contro l’altra squadra di L.A.) sono state anche questo.
Tra i gialloviola, la curiosità di vedere come tutti questi temi sarebbero riaffiorati c’è stata e non poco. E il campo ha mostrato tante cose.
Ma andiamo con ordine.
19/12/2011.
Fa strano, stranissimo vedere un coach alzato in piedi ad applaudire, ad urlare, a sbracciarsi, a muoversi avanti e indietro lungo la linea che delimita l’area tecnica. E’ tutto vero, l’era Jackson è realmente conclusa.
I Lakers scendono sul parquet per la prima volta sotto un attivissimo Mike Brown e vengono sconfitti in maniera netta dai Clippers (114-95), folgorati invece da un mercato da 10 e lode e da un ambiente totalmente rinvigorito. Paul, Billups e Caron Butler sono andati a portare estro ed esperienza a Griffin e DeAndre Jordan e hanno mostrato spettacolo vero sin da subito, facendo capire che ci vorrà davvero poco per trovare un’identità di squadra. In particolare Jordan ha letteralmente dominato nel pitturato, esaltato dal fatto di poter trovare un proprio ruolo nel contesto difensivo dei suoi e bravissimo a chiudere ogni possibilità di penetrazione. Da una di queste è scaturito, del resto, l’infortunio di Kobe, caduto malamente dopo una grande stoppata del giovane n°9 Clippers e ad oggi day-to-day (non dovrebbe essere troppo grave, ad ogni modo).
Cosa si può trarre da questa partita?
Una sensazione particolare, quasi surreale. Una parte dell’ambiente, quella composta dai giovani (tra i quali ci possiamo mettere dentro pure Bynum) e dal nuovo staff tecnico, si è mostrata mentalmente presente, attiva, esaltata dal nuovo corso che sta iniziando. L’altra parte, quella dove la ferita dell’arrivo di un coach non voluto, della mancata trade di Paul e della cessione di Odom a Dallas brucia e non poco. Dove si vede, dalle facce, dal body language e da tanti piccoli segnali che c’è qualcosa che non convince e che c’è bisogno di una nuova scossa per ricominciare a credere in un progetto.
Certo, è pre-season. Certo, è prestissimo parlare ora, anche perchè il mercato non è chiuso e perchè si deve dare la possibilità a Mike Brown di provare a dare la propria impostazione e la propria idea di basket al gruppo.
Ma l’inizio non incoraggia.
Del resto, anche ieri notte non è andata benissimo.
Altra sconfitta, sempre contro i Clippers. Stavolta più ridotta (103-108), anche considerando l’assenza di Kobe Bryant, e nella quale si possono trovare dei fattori positivi.
I primi due, quelli più lampanti, si chiamano Steve Blake e Matt Barnes. Il primo, forse per la prima volta da quando veste la casacca Lakers, ha giocato tanto e bene, chiudendo con 20 punti e 4 assist. Il secondo, spingendo in malo modo Blake Griffin in un’azione non molto conforme al basket, ha portato il match su un piano un pò più alto della pre-season. Ciò che si vuole evidenziare della partita di Barnes, tormentato l’anno scorso dall’infortunio al ginocchio, è che ha dato una grossa dimostrazione a livello caratteriale allo stesso Mike Brown; del resto, è stato l’ex coach dei Cavaliers che ha voluto promuoverlo in quintetto al posto del ballerino sotto le stelle, Metta World Peace alias Ron Artest.
A proposito di quest’ultimo, il paladino della serenità e della giustizia terrena, ha chiuso le prime due uscite con un limpido 4-21 dal campo. Bene, ma non benissimo (cit.).
Per tutte le altre questioni, non possiamo che aspettare ancora qualche giorno. 25 dicembre, ore 23.00 italiane.
I lacustri scenderanno sul parquet aprendo le porte dello Staples Center per la prima volta da più di sette mesi (4 maggio 2011) , per un match ufficiale. Avversario di turno i Chicago Bulls di Rose, Boozer e Noah. Non l’avversario più facile per iniziare, viste le mille e una difficoltà di questo primissimo scorcio di stagione.
Del resto, è passata una vita da quel 4 maggio ed è scivolata via un’era, dissoltasi nel sole pallido di fine dicembre.
Vedremo se è rimasto qualcosa di quel gruppo che negli ultimi quattro anni ha collezionato tre Finals e due Anelli.
D. M.