Los Angeles Lakers (42-19) @ Oklahoma City Thunder (36-22) W 90-87
Nella giornata in cui Kobe Bryant scavalca Elvin Hayes al settimo posto assoluto nella Top Ten dei migliori marcatori della storia (a quota 27320), i Los Angeles Lakers di Phil Jackson sbancano Oklahoma City sconfiggendo i Thunder, al termine di un match combattuto sino alla sirena.
L.A. si presenta alle porte della Oklahoma City Arena reduce da 3 belle W post All Star Break e lo fa con la solita verve, tipica del matinèè domenicale: scellerate scelte offensive, errori elementari e difesa a tratti passiva sono gli elementi ormai noti dei Lakers 2010/2011 durante le giornate-no.
Sono i padroni di casa dei Thunder a dominare, quindi, la scena nei primi minuti di gioco; Westbrook fa subito vedere un piccolo assaggio di quello che sarà il suo grandissimo primo tempo (17 dei 22 totali nei primi 24′), mentre Thabo Sefolosha compie un imperiale lavoro difensivo su Kobe Bryant, accendendo gli animi dei presenti nell’arena.
Ecco quindi l’iniziale parziale di 12-2, con il quale Oklahoma City scappa via, dando subito un’importante falsariga all’incontro; i gialloviola si alzano a fatica da questo primo parziale. Gasol è clamorosamente su un altro pianeta, Fisher fa acqua da tutte le parti, Artest è positivo solo quando non tocca il pallone e così L.A. chiude il primo periodo sotto di 6 solo per qualche isolata inventiva offensiva, per poi cadere nel baratro.
Nel secondo quarto la 2nd unit dei Thunder mostra tutta la propria superiorità e Oklahoma, sospinta da uno scoppiettante Dequan Cook che mette a referto 2 triple in fila, tocca addirittura il +14 (24-38).
Los Angeles non esce totalmente fuori dal match solo grazie ad un ottimo apporto da parte di Lamar Odom e Shannon Brown, che grazie ad alcuni bei canestri, riescono a ricucire un minimo lo strappo, permettendo agli uomini di Jackson di chiudere sotto di 5 punti il primo tempo (51-56) e di non pagare troppo le incursioni di un meraviglioso Russel Westbrook.
Se nel primo tempo c’era stata chiaramente una squadra a dominare i ritmi dell’incontro, nel secondo è il totale equilibrio a fare da padrone: da un lato, i Thunder vedono un Westbrook più opaco, la cui scialba prestazione degli ultimi 24′ (appena 5 punti e troppe palle perse, 7) viene, però, sopperita da un Kevin Durant in crescendo; dall’altro i Lakers vedono un Bynum in palla, nettamente migliore dei suoi per i primi tre quarti. Il n°17 cancella Collison e Ibaka, facendo tanto e bene nel pitturato, anche se i suoi compagni di squadra continuano a servirlo clamorosamente poco.
Chiuso il terzo periodo sopra di 3 punti grazie ad una tripla di un redivivo Steve Blake, i Lakers iniziano pian piano, col passare dei minuti, a giocare in maniera più solida. La grande pecca dei gialloviola però, è quella di dimenticarsi dei lunghi: nonostante fossero sicuramente più in palla rispetto agli esterni, appena 5 dei 18 punti totali del quarto quarto arrivano dal duo Odom-Gasol, mentre Andrew MutomBynum viene inspiegabilmente dimenticato in panchina.
La svolta, anche a causa di questa grave deficienza, avviene quindi solo a metà periodo; Kobe Bryant, fino a questo momento dannoso, testardo, marginato da Harden e totalmente fuori ritmo, mette a referto prima la tripla del +7 (87-80), poi il fade-away che chiude la partita, ad un minuto dal termine, in faccia a Thabo Sefolosha.
L.A. gioca col fuoco, con i continui isolamenti senza ritmo da una parte e una difesa troppo leggera dall’altra; ma per OKC, che vede il proprio leader Durant annullato da Ron Artest e che sbaglia due triple nell’ultimo possesso, non basta.
Ad Oklahoma City, passano i Lakers 90-87, che mettono a segno la quarta vittoria in fila dopo l’ASG Break.
Next stop: Minneapolis.