I Lakers con l’overdrive inserito schiantano gli aquilotti di Atlanta centrando l’ottava W consecutiva dopo l’ASG.
Per 10 volte nelle ultime 11 stagioni Lakers e Hawks hanno splittato la loro serie e la Philips Arena che accoglie nella notte i campioni del mondo non si è mai dimostrata territorio semplice di conquista, soprattutto negli ultimi 3 anni.
L’inizio di partita vede le due squadre molto calde, i gialloviola con un Kobe molto tranquillo vanno spesso e volentieri dai lunghi, soprattutto da Bynum coinvoltissimo offensivamente. In difesa tranne un paio di recuperi di Artest ed una stoppata di Bynum su Horford, l’inizio del primo quarto di L.A. è molto tranquillo in pieno stile regular season. Atlanta realziza 8 delle prime 11 conclusioni dal campo, con molti piazzati comodi concessi dalla difesa gialloviola. Dopo il primo timeout Kobe si iscrive alla partita punendo in due possessi consecutivi Kirk Hinrich, poi anche Lamar, entrato al posto di Pau, segna due canestri difficili in entrata; dall’altra parte si stringono un minimo le viti e complice un grande Bynum che si diverte ancora a stoppare Horford i Lakers volano sul +7, massimo vantaggio a 2′ dal termine del primo quarto. Il finale non è dei migliori: la second unit dei padroni di casa si riavvicina fino al -1, prima che il buzzer di Blake fissi il punteggio sul 29-25.
Il secondo quarto inizia alla grande con i Lakers che piazzano un paio di minuti notevoli in difesa firmando un parziale di 7-2 che vale il +10 a 8′ dall’intervallo. Dopo il minuto la musica non cambia, gli Hawks provano a riavvicinarsi fino al -6, ma i ragazzi di coach Jackson rispondono colpo su colpo, consentendo anche parecchi minuti di riposo a Kobe. Benissimo la rotazione a 3 lunghi e Barnes, rientrato domenica, appare in evidente crescita: i Lakers volano sul +11. Nel finale di quarto Atlanta, grazie alle triple di Johnson e Smith, prova a riavvicinarsi e ricuce fino al -6. Ci pensa Bryant a tenere L.A. con un buon vantaggio fissando il punteggio sul 57-49 con cui i Lakers vanno al riposo. Nel frattempo con i 15 punti del suo primo tempo il Black Mamba conquista la sesta posizione nella classifica dei realizzatori all time della Lega, passando Moses Malone.
L’apertura di terzo quarto dei Lakers è perfetta. I gialloviola continuano ad attaccare con cognizione di causa sfruttando l’evidente vantaggio in cm e non solo fornito da Pau ed Andrew, ma anche continuando a difendere con la cattiveria giusta: la giocata della partita la piazza però ancora Kobe che manda in prima fila un tentativo di schiacciata di Josh Smith. I Lakers volano a +16 con 6′ da giocare. Persino Fisher si scatena ed l’ineffabile maestro si iscrive alla festa di L.A. contribuendo ad incrementare il vantaggio che cresce fino al +20: 79-59, tutto davvero troppo facile. Atlanta prova una timida rimonta negli ultimi 2′ grazie a Crawford, in ombra fino a quel momento, che riporta i suoi sul -16, quando da giocare restano solo 12′.
Il quarto periodo scorre via tranquillo con la 2nd unit che si comporta meglio rispetto a San Antonio e riesce più o meno ad amministrare senza grossi patemi d’animo in avvio di quarto. Poi i Lakers affrontano un piccolo calo fisiologico di concentrazione e vedono il loro vantaggio ridursi fino al +10, con 6′ da giocare. I padroni di casa ci sperano e Phil è costretto a rimandare in campo i titolari. Kobe è un po’ freddo ed i Lakers sbagliano qualche conclusione di troppo permettendo agli avversari di riavvicinarsi ulteriormente sul -8 e facendo infuriare Jackson che, preoccupato, è costretto ad alzarsi dal trono per strigliare i suoi. I ragazzi recepiscono al volo il messaggio e firmano il 6-0 che chiude definitivamente la questione completando tre sequenze difensive di ottimo livello: 96-82 a 3′ dalla fine. Gli ultimi minuti sono praticamente solo accademia, dopo 3 sconfitte consecutive ad Atlanta i Lakers riescono ad espugnare la Philips Arena, centrando l’ottavo successo in fila dopo l’All Star Game, il ventiquattresimo in trasferta. Termina 101-87 .
Next stop Miami…
( f. r. )