Los Angeles Lakers @ Orlando Magic L 75-89( 38-17 )
Quinta partita del tour dei Grammy per i Lakers che scendono in campo solo virtualmente in Florida per incontrare gli Orlando Magic nella rivincita delle Finals 2009.
Bene Bynum in avvio, duello alla pari tra lui e Dwight Howard, con il centro gialloviola che non sfigura, anzi si carica i Lakers sulle spalle. Orlando recupera dopo due settimane Brandon Bass, l’ex ala dei Dallas Mavs entra in campo sul 11-15 per gli ospiti e subito i Magic sembrano rivitalizzati piazzando un 7-0 di parziale che vale il 17-15 e costringe Phil Jackson al timeout. Intanto il duello tra i due centri, dopo i primi 7′ di gioco dice 7 punti e 5 rimbalzi per Andrew contro i 4 e 2 di Superman: l’inizio del numero 17 è davvero promettente. Dopo il timeout prosegue la buona vena realizzativa di Orlando che continua con un altro 7-0 che vale il +9. Ancora Bynum e Kobe si caricano sulle spalle i Lakers troppo sonnacchiosi in difesa firmando la mini rimonta fino al -5; Magic sopra il 50% dal campo, persino Phil durante il timeout critica la difesa dei suoi, pretendendo un risveglio. Un alleyhoop di Artest per Lamar chiude il quarto, Lakers sotto di 3 sul 21-24.
In avvio di secondo quarto Orlando si affida all’uomo più in forma di questa parte di RS, il sophomore Clark che prova a trascinare i suoi nuovamente sul più 7. Gasol, Brown e Lamar ricuciono lo strappo nuovamente e danno il più uno ai gialloviola: 31-30 che costringe Van Gundy al minuto di sospensione. La partita riprende con ritmi frenetici, i Lakers corrono forse anche troppo sbagliando qualche conclusione comoda, dall’altra parte Orlando tiene botta con fatica, dimostrando comunque poca brillantezza. La percentuale dei gialloviola è ancora troppo bassa, 40%, ma sono le palle perse dagli avversari che tengono comunque la partita in equilibrio. Sei punti in fila per Kobe e sale di colpi il suo duello sui due lati del campo con Jason Richardson; in difesa però i Lakers perdono Reddick e mandano su tutte le furie coach Zen che, chiamato un timeout, striglia visibilmente i suoi, in maniera del tutto inusuale per una partita di metà febbraio. Qualche palla persa di troppo nell’ultimo minuto, mista ad un paio di forzature lasciano i Lakers incollati a quota 41, contro i 45 degli avversari. Il primo tempo si chiude sul +4 per i Magic, nonostante un clamoroso non fischio su Kobe ad un secondo dal termine.
L’inizio di ripresa dei Lakers è letargico: poca difesa ed i Magic volano sul +9. Kobe prova a coinvolgere i compagni ed il piano partita di Jackson è chiaro: cercare la palla dentro. Fisher, Bynum e Artest firmano un 7-0 di parziale che porta i Lakers nuovamente sul -2. Orlando però non molla e prova nuovamente a scappare chiudendo sul +7, 67-60 il terzo quarto nonostante un canestro palesemente da annullare di Howard; ottima la prestazione difensiva di Turkoglu che negli ultimi 2′ cancella Kobe costringendolo a qualche palla persa di troppo.
Male ancora i Lakers in avvio di quarto, Orlando scappa a +11 grazie a Dwight Howard che sale prepotentemente di colpi. La second unit dei campioni del mondo, con Kobe e Gasol in panchina, non brilla come in altre occasioni e non riesce a portare punti alla causa, le percentuali di Shannon Brown e Blake sono bassine, Luke Walton proprio non può stare in campo. Con 8′ da giocare prima del termine, Phil Jackson è costretto al timeout sul -12. I Lakers non si ritrovano e Orlando può amministrare con facilità il vantaggio. Parecchi passi indietro sui due lati del campo rispetto alle altre partite del tour ad est, anche la concentrazione, sembra notevolmente calata rispetto al back to back tra Boston e New York: insomma bentornati ai Lakers svogliati da regular season. Howard, intanto, continua il suo personalissimo show, senza Bynum, Gasol è troppo leggero e soffre la fisicità di Superman. Dall’altra parte c’è spazio persino per un’ennesima schiacciata sbagliata di Shannon Brown. Kobe viene fatto sedere con 3 minuti e mezzo da giocare: Phil Jackson alza bandiera bianca. Termina 75-89.
Prossima tappa contro la Charlotte di Micheal Jordan.
( F. R. )